L'uranio impoverito ha avuto vari utilizzi, tra cui quello nei proiettili all'uranio impoverito, utilizzato in vari teatri di guerra e in Italia. Questi proiettili all'uranio impoverito, con la loro esplosione, sprigionano fino a 5000 gradi, polverizzando perfino strutture in cemento amianto.
Lo studio legale dell'Avv. Ezio Bonanni ha acquisito una specifica esperienza nella tutela di tutti coloro che, purtroppo, hanno subito danni alla salute. Tra questi, gli appartenenti alle Forze Armate e del Comparto Sicurezza, che sono stati esposti perchè impiegati nei vari teatri e missioni all'estero.
Tra le specifiche attività dell'Osservatorio Nazionale Amianto associazione di tutela delle vittime, tra le quali le vittime dell'uranio impoverito, per cui si può chiedere la consulenza legale.
Se sei un militare, o comunque un dipendente civile, impiegato in teatri in cui sono stati utilizzati proiettili all'uranio impoverito, puoi chiedere una consulenza legale.
Il termine Uranio Impoverito deriva dalla traduzione dall’inglese di Depleted Uranium. È lo scarto del procedimento di arricchimento dell'uranio nelle centrali nucleari.
L’UI è molto usato per il basso costo e per l’enorme stock. Nel 2002 si calcolavano circa 1milione e 200mila tonnellate di materiale accumulato nei depositi in oltre quarant’anni. È usato sia nelle munizioni anticarro sia nelle corazze dei cingolati, come l’americano M1 Abrams.
Le munizioni all’uranio impoverito sono state utilizzate dagli aerei americani anticarro A10, in particolare nei conflitti in Bosnia (1995), Kosovo (1998) e Iraq (1991 e 2003).
Tra i militari esposti, c'erano anche tantissimi italiani ed erano privi di adeguate protezioni. A oggi sono 369 i deceduti e 7.500 i malati.
Grazie alle sue qualità piroforiche, cioè si accende spontaneamente al contatto con l'aria, quando un proiettile uranio impoverito penetra all’interno di un carro armato, produce una fiammata che supera i 3mila gradi centigradi, riducendo tutto quanto è all’interno a un aerosol, le cui nanoparticelle di metalli pesanti se ingerite o inalate, sono causa di patologie cancerogene.
Ammontano a 340 i morti per le conseguenze del contatto con l’uranio impoverito, cui vanno aggiunti circa 4.000 casi di malattie uranio impoverito.
Per via delle sue caratteristiche piroforiche e per la sua elevata densità, l'uranio radioattivo impoverito è stato utilizzato per molti anni nell'industria bellica per la produzione di armi uranio impoverito, come proiettili uranio impoverito, munizioni e ordigni in numerosi teatri bellici. In particolare se n'è fatto uso nei conflitti che hanno interessato il Golfo e l’area dei Balcani, nonché nelle unità addestrative, poligoni di tiro e nelle zone adiacenti distribuite sul territorio nazionale.
Questo utilizzo ha determinato una forte esposizione del personale civile e militare delle Forze Armate Italiane impiegato in teatri di guerra.
Sono significative alcune dichiarazioni rese da militari in missione all'estero in cui testimoniano di aver informato più volte i loro superiori del fatto che le tute indossate dagli appartenenti all'esercito americano ricoprissero interamente il corpo, mentre i militari italiani continuavano ad eseguire gli incarichi con l’ordinaria divisa, consistente in pantaloni e maglietta. Approfondisce l'argomento l'episodio di ONA TV: "Uranio impoverito, la dura battaglia dei militari italiani".
Con "sindrome dei Balcani" si intende quella lunga serie di malattie (principalmente linfomi di Hodgkin e non Hodgkin) che hanno colpito per uranio impoverito soldati italiani al ritorno dalle missioni di pace internazionale. Dai primi casi risalenti al 1999, ci sono state più di 50 vittime e 500 casi di malattie.
I vertici militari italiani e la NATO hanno istituito una Commissione d'inchiesta al Senato proprio per identificare eventuali responsabilità e per accertare il nesso tra esposizione a uranio impoverito e amianto e i casi di malattie e decessi tra il personale civile e militare.
L’ONU e l’Italia erano informate dell’impiego dei proiettili all'uranio impoverito in Bosnia nel 1994 e nel 1995, anche a seguito di esplicite richieste di chiarimenti da parte italiana, ma i militari impegnati in questi teatri di guerra sono rimasti privi di informazioni circa il rischio tossico.
Il fenomeno epidemico si è verificato anche tra i militari dell'esercito USA in seguito alla prima guerra del Golfo, così come in alcuni poligoni militari italiani (P.I.S.Q. di Perdasdefogu e di Capo San Lorenzo a Villaputzu), dove è stato riscontrato un drastico aumento di casi di Linfoma di Hodgkin, oltre che nelle zone circostanti Ground Zero.
La “sindrome dei Balcani” è causata, oltre che dalla radioattività dei proiettili all’uranio impoverito, anche dalle microparticelle rilasciate nell'ambiente a seguito delle esplosioni.
Le microparticelle sono state assimilate dai militari per inalazione o per ingestione, in quanto i vapori sprigionati nelle deflagrazioni e nelle esplosioni possono essere trasportati anche a chilometri di distanza prima di depositarsi nel terreno dove il metallo potrebbe entrare nella catena alimentare o inquinare la falda acquifera.
La composizione chimica del particolato cambia a seconda se si tratta di un inceneritore, o di una bomba all'uranio, o ancora se vengono compite fabbriche di armamenti, raffinerie o altro, determinando tipi di inquinamento differenti.
Le microparticelle e l’uranio impoverito, una volta penetrati nell’organismo, provocano infiammazioni che, a loro volta, attraverso il processo della cancerogenesi, portano allo sviluppo di forme tumorali.
Alcune ricerche scientifiche hanno evidenziato la presenza di particelle contenenti metalli pesanti nei tessuti dei militari reduci dai Balcani e dalla guerra nel Golfo, simili a quelli rinvenuti in alcuni cittadini di Sarajevo. Nel campione di cittadini di Sarajevo analizzati è stato riscontrato che tutti presentavano la presenza dello stesso tipo di nano-particelle nei tessuti, e tutti avevano contratto un linfoma.
Le conseguenze della contaminazione nella zona di Sarajevo sono state riscontrate addirittura a distanza di anni e per contaminazione. Durante la guerra era in attività solo la fabbrica del tabacco, tabacco che è stato contaminato da uranio e che ha fatto riscontrare particelle contenenti uranio nelle sigarette in commercio a Sarajevo a distanza di anni.
Nei tessuti del personale civile e militare esposto a uranio impoverito che ha prestato servizio nei Balcani sono stati rinvenute micro e nanopolveri di varie composizioni, in concomitanza con diverse patologie. Le nano-particelle sono così piccole che, in caso di ingestione o inalazione, sono in grado di passare ogni barriera dell'organismo, sia quella polmonare sia quella gastro-intestinale, accumulandosi all’interno del corpo, in particolare nei linfonodi, dove provocano il linfoma tipico dei reduci dai Balcani.
Non sono biocompatibili né biodegradabili, e, se si tratta di metalli, possono essere cancerogene. La “sindrome dei Balcani” non è dovuta quindi solo all'uranio impoverito, ma anche a queste microparticelle sprigionate durante le esplosioni sotto forma di polveri. Queste polveri di 0,1 micron, una volta inalate, possono arrivare nel sangue in soli 60 secondi, in un'ora sono già nel fegato e quando si accumulano negli organi la loro capacità tossica fa il suo decorso.
L'organismo umano, infatti, sarebbe in grado di sintetizzare alcune nano particelle, come quelle prodotte dall'inquinamento da idrocarburi, ma non i metalli pesanti. Per questo motivo sia chi è stato esposto ai bombardamenti all'uranio impoverito, sia chi ingerisce microparticelle contenenti metalli pesanti tramite alimenti contaminati, contrae diversi tipi di cancro.
Lo stesso fenomeno si è registrando nella zona colpita l’11 settembre, con 180.000 ammalati nella sola Manhattan: nella coda e nelle ali degli aerei dirottati dai terroristi era infatti presente uranio, utilizzato come stabilizzatore. Perfino i cani usati a Ground Zero per la ricerca dei dispersi sono tutti morti dopo nemmeno un anno per tumore ai polmoni.
Il tipo di patologia che può insorgere a seguito di esposizione a uranio impoverito e a micro e nano particelle dipende dal tipo e dall'entità dell'esposizione cui si è rimasti vittima e dalla modalità di assunzione.
Mangiando alimenti contaminati da polveri sottili è più probabile che si sviluppi una malattia dell'apparato gastro-intestinale, mentre se vengono inalate più probabile l’insorgenza di malattie dell'apparato respiratorio e circolatorio.
La concentrazione di polveri e microparticelle di uranio si deposita all’interno del corpo umano. Le azioni uranio contaminano diversi organi, le gonadi e lo sperma, con la possibilità di causare malformazioni nei figli dei militari reduci dai Balcani e dalla Guerra nel Golfo.
Si sono riscontrate malformazioni e aborti spontanei nel bestiame della zona di Bratoselce, Borovac e Norce, località vicine a siti bombardati con proiettili ad uranio impoverito. Il decreto ministeriale 27.08.2004 ha previsto l'attuazione di un programma di monitoraggio per la ricerca di uranio e arsenico nelle derrate alimentari provenienti da Bosnia Erzegovina e Kosovo.
Per uranio impoverito sintomi colpiscono reni, pancreas, stomaco e intestino. A causa dell'esposizione all'uranio impoverito effetti sono sia citotossici sia carcinogeni sia teratogeni e provoca circa 400 decessi e più di 4000 casi di uranio impoverito malattie per causa di servizio ogni anno.
Già all’epoca dei conflitti nel Golfo e nei Balcani erano presenti conoscenze scientifiche sulla pericolosità degli armamenti all’uranio impoverito, comprovata dallo stesso Ministero della Difesa (Air Force Armament Laboratory, 1977), che già da tempo era a conoscenza dei rischi per la salute dei militari e delle misure di protezione adottate già dalle forze statunitensi, il principale esercito al fianco del quale hanno operato le milizie italiane.
Nell'ultimo ventennio si è verificato un incremento dei casi di tumori legati all'esposizione a uranio impoverito, in particolare Linfoma di Hodgkin e leucemia. Già il dato epidemiologico è molto importante, come pure il fatto che prima delle missioni questi militari erano in buona salute.
Questo è un dato fondamentale, per il riconoscimento della causa di servizio, ai sensi dell'art. 64 del DPR 1092/1973, e art. 7 del DPR 461/2001. Infatti, ai fini previdenziali, si applica il principio della pensionistica privilegiata. Dunque, l'accertamento è demandato alle CMO, in caso negativo si può ricorrere al TAR, o alla Corte dei Conti. Ogni Magistratura rileva per i relativi profili.
Proprio sulla base del riconoscimento della causa di servizio, è possibile, comunque, ottenere il riconoscimento dello status di vittima del dovere, proprio tenendo conto degli accertamenti delle CMO.
Infatti, i requisiti sono gli stessi. Vi è piena sovrapponibilità tra i due accertamenti, rispetto a quello in sede civile e penale. Per questi ultimi, invece, trova diretta applicazione il disposto degli artt. 40 e 41 c.p., temperati in sede civile.
Lo stesso Consiglio di Stato, Sez. 2, 5816/2021, ha riconosciuto applicabile la disciplina delle vittime del dovere, come equiparazione, ex. art. 1, co. 564 della L. 266/2005.
Infatti, proprio sulla base di questa giurisprudenza e di Cass. Civ., Sez. lavoro, Ord., 19/01/2021, n. 823, coerente con Cassazione Civile, Sezione lavoro, 4238/2019, Cassazione Civile, Sezione lavoro, 20446/2019, e Cassazione, VI sezione civile, 14018 del 07.07.2020, è possibile chiedere queste tutele.
Invece, in ordine al nesso causale, si applica il principio del più probabile che non, ai fini civilistico risarcitori.
Inoltre, durante i conflitti sono stati abbattuti anche edifici costruiti con amianto e con componenti in amianto, con conseguente aerodispersione di polveri e fibre di amianto e nanoparticelle, che sono state inalate dai militari causando altre patologie tumorali.
Quindi il primo principio è quello del rischio, e il fatto stesso delle condotte del Ministero, che sono state cristallizzate nella relazione finale della Commissione d'Inchiesta del 2018. In ogni caso, “la mancanza di una legge scientifica universalmente valida che stabilisca un nesso diretto fra l’operatività nei contesti caratterizzati dalla presenza di uranio impoverito e l'insorgenza di specifiche patologie tumorali non impedisce il riconoscimento del rapporto causale, posto che la correlazione eziologica, ai fini amministrativi e giudiziari, può basarsi anche su una dimostrazione in termini probabilistico-statistici”.
La Commissione Parlamentare di inchiesta sull'uranio impoverito ha confermato le tesi dell'Osservatorio Nazionale Amianto e dell'Avv. Ezio Bonanni, che assistono e tutelano tutte le vittime di uranio del personale civile e militare che hanno subito dei danni alla salute, per il riconoscimento della loro qualità di vittima del dovere e di equiparazione di vittima del terrorismo.
La platea più ampia è costituita dai militari, ex militari e altro personale civile che, per motivi di servizio, sono esposti a uranio impoverito in assenza di strumenti di prevenzione tecnica e protezione individuale.
Ciò è ribadito anche dal Consiglio di Stato nella sentenza 07560/2020: "Al dovere del militare di esporsi al pericolo stricto sensu bellico, infatti, si contrappone lo speculare dovere dell’Amministrazione di proteggere il cittadino-soldato da altre forme prevedibili e prevenibili di pericoli non strettamente dipendenti da azioni belliche, in primis apprestando i necessari presidi sanitari di prevenzione e cura e dotandolo di equipaggiamento adeguato o, quanto meno, non del tutto incongruo rispetto al contesto".
Come risulta dagli atti della Commissione di Inchiesta della Camera dei Deputati, il personale in missione all’estero è stato altresì sottoposto a un programma vaccinale che ha costituito motivo di ulteriore rischio.
Lo stesso Avv. Ezio Bonanni è intervenuto alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta il 06.12.2017 e ha denunciato che il personale civile e militare impiegato in queste missioni è stato privato dell’informazione e formazione, per i rischi specifici, compresi quelli legati ad altri cancerogeni, tra i quali l’amianto.
La tragica situazione dei nostri militari in missione è dovuta anche all’uso di vaccini multipli somministrati poco prima della partenza per le missioni. Questi vaccini erano anche contaminati con metalli pesanti. L’esecuzione di vaccini multipli nell’imminenza della partenza in missione in teatri di guerra ha infatti determinato la depressione del sistema immunitario che, unita a forti fonti di stress, ha accentuato gli effetti lesivi dovuti all’utilizzo di particelle di uranio impoverito.
Gli appartenenti alle Forze Armate e al Comparto Sicurezza esposti a uranio impoverito affetti da infermità riconducibili all'attività di servizio hanno diritto al riconoscimento dello status di vittima del dovere, con equiparazione alle vittime del terrorismo. Quindi si ha diritto a determinate prestazioni previdenziali e assistenziali.
Lo studio legale dell'Avv. Ezio Bonanni offre assistenza legale per supportare le vittime e i loro familiari per il riconoscimento dei loro diritti. Secondo le istruzioni del Ministero della Difesa, le vittime del dovere hanno diritto a diversi benefici, tra cui:
La sentenza di Cassazione Civile, Sez. Lav., n. 7409 del 14 marzo 2023, chiarisce come l'onere della prova ricada sull'Amministrazione in caso di richiesta di speciale elargizione. Spetta invece alla vittima se si vuole ottenere il risarcimento dei danni.
"Il militare interessato a percepire la speciale elargizione di cui al D.P.R. n. 90 del 2010, richiamato art. 1079 non è tenuto a dimostrare l'esistenza di un nesso eziologico fra esposizione all'uranio impoverito (o ad altri metalli pesanti) e neoplasia. Siffatto accertamento è necessario ove l'interessato svolga una domanda risarcitoria, ossia assuma la commissione, da parte dell'Amministrazione, di un illecito civile consistente nella colpevole esposizione del dipendente ad una comprovata fonte di rischio in assenza di adeguate forme di protezione, con conseguente contrazione di infermità: in tale ipotesi, invero, grava sull'assunto danneggiato dimostrare, inter alia, l'effettiva ricorrenza del nesso eziologico (ossia la valenza patogenetica di siffatta esposizione), sia pure in base al criterio del più probabile che non.
Laddove, invece, l'istanza tenda alla percezione della speciale elargizione, si verte in un ben diverso ambito indennitario (…) nel secondo caso la mera dimostrazione di aver affrontato - senza che ciò integri "colpa" dell'Amministrazione - "particolari condizioni ambientali od operative", connotate da un carattere "straordinario" rispetto alle forme di ordinaria prestazione del servizio, che siano la verosimile causa di un'infermità. Inoltre, il risarcimento del danno compete a chiunque e dipende nel quantum dall'effettivo danno riportato, mentre la speciale elargizione spetta solo ai soggetti individuati dalla legge ed è quantificata a monte in misura predeterminata".
Recentemente, riguardo il riconoscimento dei diritti ai figli di vittima del dovere, che non si trovavano più a carico del familiare deceduto al momento della morte, si è espressa la Corte di Cassazione.
Con l'ordinanza della Suprema Corte di Cassazione, Sez. Lav., n. 8628/2024 si è fatta un po' di luce sulla questione, rimettendo gli atti alle Sezioni Unite, che dovranno adesso pronunciarsi sul tema.
Questa problematica ha trovato la sua origine nel fatto che, in diverse occasioni, i Ministeri, tra cui il Ministero della Difesa, hanno negato a questi orfani i propri diritti, nei casi in cui la prestazione fosse stata erogata già al coniuge.
L'Avvocato Bonanni sostiene che l'art. 6 della L. 466/1980 fa riferimento alla sola speciale elargizione, mentre SS.UU. 22753/2018 è infondata, poiché questa pronuncia fa riferimento ai fratelli e sorelle non a carico, e non riguarda i figli.
La posizione dell'Avv. Ezio Bonanni ha trovato sostegno presso diverse Corti di merito, oltre che nella più recente giurisprudenza. Per esempio, già la Corte di Appello di Genova, in funzione di Magistratura del lavoro, n. 575/2019, aveva ritenuto non applicabile l'art. 6 della L. 466/1980.
Per questi motivi è importante che gli orfani delle vittime del dovere non a carico continuino la loro battaglia per vedere riconosciuti i propri diritti e impugnare le sentenze negative. Chiarisce alcuni aspetti la puntata di ONA TV: "Orfani delle vittime del dovere, dimenticati o discriminati?"
Le vittime del dovere esposte ad uranio impoverito hanno diritto al risarcimento dei danni. Anche i familiari hanno diritto all'integrale risarcimento danni, patrimoniali e non patrimoniali, oltre alle prestazioni previdenziali. In sede civilistico risarcitoria, si applica il diverso criterio del “più probabile che non".
Recentemente proprio il Tribunale di Roma, Sez. Civile, sentenza 567 del 2023, ha condannato il Ministero a risarcire i danni subiti dai familiari del luogotenente Di Vico Leopoldo, che è stato impegnato in missione in Albania e Kosovo e ha svolto il ruolo di meccanico dei mezzi blindati e corazzati del Battaglione Meccanizzato Granatieri di Sardegna.
Come testimonia anche il libro di Marilina Veca, "Uranio Impoverito. La Terra è tutta un lutto", il luogotenente dell'Esercito, in missione in Kosovo, aveva frequentato luoghi nei quali erano scoppiati ordigni con uranio impoverito, con conseguente contaminazione e aerodispersione di polveri e fibre di amianto. Mancando le misure di prevenzione e protezione individuale, secondo il Tribunale di Roma, la violazione delle regole cautelari e degli obblighi di cui art. 2087 c.c. sancisce l'obbligo del risarcimento del danno.
Inoltre, in caso di incertezza, i diritti delle vittime devono essere sempre riconosciuti: "Sebbene il caso tratta di una malattia tumorale avente una eziogenesi non del tutto nota, i documenti amministrativi relativi al riconoscimento della causa di servizio, il libretto personale del militare, il decorso lento della malattia fanno propendere questo giudice per l'applicazione del principio del 'più probabile che non'”.
L’Avv. Ezio Bonanni ha ottenuto anche il riconoscimento di vittime del dovere per militari con patologie tumorali contratte dopo le missioni nei Balcani, come segnalato nella sent. 817/2016 del Consiglio di Stato, riferendosi anche a quelli che hanno svolto servizio presso il poligono di Quirra e alle tante morti sospette di militari e pastori nell’area del poligono sardo.
Il Tribunale di Roma, Sezione Lavoro, con sentenza n. 1741/2019 ha condannato il Ministero a pagare alla vedova e all'orfana di vittima del dovere, deceduto per mesotelioma per esposizione ad amianto e ad uranio impoverito, la differenza tra quanto dovuto e quanto percepito con quantificazione dell’assegno mensile in €500, oltre alle altre prestazioni (tra cui l’esenzione dal pagamento del ticket per ogni prestazione sanitaria).
Nella stessa sentenza, il Ministero dell'Interno è stato condannato ad aggiornare la posizione delle due donne, ai fini della graduatoria unica nazionale prevista dall’art. 3, comma 3, d.p.r. 243/2006.
Il militare aveva prestato prestato servizio nell’Esercito Italiano come primo maresciallo ed è rimasto esposto a polveri e fibre di amianto e a nanoparticelle di metalli pesanti e altri agenti patogeni e cancerogeni, sprigionati in seguito all’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito. In missione prima in Albania (1993), poi nel 1999, nei Balcani, la vittima è stata adibita alla verifica e ispezione, in particolare in luoghi appena bombardati con proiettili ad uranio impoverito, che avevano polverizzato tutte le installazioni, anche quelle in cemento-amianto, e financo i carri armati.
L'Avv. Ezio Bonanni ha commentato: "Il Tribunale di Roma ha accolto le nostre richieste e ha emesso la condanna nei confronti del Ministero della Difesa, che chiameremo a rispondere anche di tutti i danni, patrimoniali e non patrimoniali, patiti e patiendi, subiti innanzitutto dal militare, e poi iure proprio anche dai suoi familiari. Infatti, la vittima ha lasciato la moglie e tre figli, questi ultimi in età ancora molto giovane".
Recentemente anche il Tar del Lazio ha riconosciuto il Ministero della Difesa responsabile della morte, per mesotelioma pleurico, del maresciallo capo Giuseppe Lazzari. La sentenza del 5 gennaio 2022, infatti, ha confermato il nesso di causalità tra esposizione ad amianto e uranio impoverito e mesotelioma. Approfondisce questo aspetto anche l'episodio di ONA TV: "Mesotelioma nelle Forze Armate e tutela degli orfani".
Oltre alle azioni per la tutela in chiave preventiva (prevenzione primaria, secondaria), l'Avv. Ezio Bonanni si occupa anche della tutela delle vittime uranio impoverito. Quest'ultimo profilo, oltre a tutelare le vittime e le loro famiglie, costituisce, con l'ONA, e l'Osservatorio Vittime del Dovere, la prevenzione terziaria.