In questa guida parliamo di diritto ereditario e di tutto quello che concerne la successione: cos'è la successione ereditaria, quanti tipi di successione esistono? Chi deve presentare la dichiarazione di sucessione e come? Quali sono le fasi della successione, comunione ereditaria e divisione e quali sono le tasse di successione? In altre parole verranno trattati tutti i temi fondamentali che riguardano la successione ereditaria.
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La successione ereditaria, che inizia al momento del decesso della persona presso il suo ultimo domicilio, comporta il trasferimento delle posizioni giuridiche, attive o passive, dal defunto al successore. Questa successione può essere di due tipi:
a) a titolo universale, dove l'erede subentra nella totalità dei diritti e degli obblighi che non si estinguono con la morte del defunto;
b) a titolo particolare, dove il successore, detto legatario, subentra solo in specifici rapporti patrimoniali del defunto.
Dalla distinzione tra questi due tipi di successione derivano effetti fondamentali. Infatti chi è chiamato a subentrare in tutti i rapporti patrimoniali trasmissibili acquisisce anche eventuali debiti del defunto, assumendo la posizione di erede solo se accetta volontariamente l'eredità.
Invece, il legatario diventa automaticamente tale senza bisogno di accettare il lascito, ricevendo solitamente solo un vantaggio dall'attribuzione patrimoniale.
Il legatario non è responsabile dei debiti ereditari, che gravano solo sugli eredi in proporzione alle loro quote, anche se il testatore può richiedere al legatario di compiere determinate prestazioni, nel limite del valore del bene ricevuto.
Il diritto successorio disciplina tre tipi di successione:
Dopo la morte di una persona, naturale o dichiarata presunta attraverso procedimenti giudiziali, i successori devono verificare se esiste un testamento, per prendere il posto del defunto seguendo le disposizioni stabilite da lui o previste dalla legge.
Normalmente, il notaio che ha redatto o ha in custodia il testamento provvede immediatamente, al momento del decesso, a informare i successori sui loro diritti e ad avviare le procedure necessarie per la successione. Nel caso in cui permangano dubbi sull'esistenza di un testamento, i successori possono effettuare una ricerca presso il Consiglio Notarile Distrettuale del territorio dell'ultimo domicilio del defunto.
La dichiarazione di successione deve essere presentata entro un anno dalla morte del defunto da parte di:
Per ricevere un'eredità, è sufficiente essere vivi o anche solo concepiti al momento dell'apertura della successione (considerati "concepiti" coloro che nascono entro 300 giorni dalla morte del de cuius), o essere persone giuridiche, anche se non riconosciute.
Tuttavia, alcuni soggetti perdono la capacità di ereditare se sono ritenuti indegni dalla legge, ossia non meritevoli di beneficiare dell'eredità a causa di gravi azioni commesse contro il defunto o i suoi congiunti.
La dichiarazione di successione deve essere presentata all'Agenzia delle Entrate dell'ultima residenza del defunto, preferibilmente tramite un delegato come un commercialista o un CAF.
Dall'1 gennaio 2019, deve essere trasmessa esclusivamente in formato telematico. Contestualmente alla presentazione della dichiarazione, devono essere pagate le imposte dovute e i tributi associati, con possibilità di ottenere una ricevuta e una copia della dichiarazione di successione.
La dichiarazione deve includere tutti i beni e i diritti del defunto, compresi beni mobili, immobili, titoli, contanti, pensioni, crediti, azioni, obbligazioni, quote societarie, aziende e altro ancora. Non devono essere incluse le indennità di fine rapporto o quelle spettanti agli eredi per assicurazioni previdenziali obbligatorie o sulla vita.
Dopo la presentazione della dichiarazione, il pagamento delle imposte e il rilascio dell'attestato da parte dell'Agenzia delle Entrate, gli eredi che hanno accettato l'eredità possono ottenere la liquidazione e la distribuzione dei fondi presenti nei conti correnti del defunto.
Per quanto riguarda i beni immobili, la denuncia di successione viene trasmessa al Catasto e alla Conservatoria dall'Agenzia delle Entrate per l'aggiornamento dei dati.
Le fasi della successione ereditaria si compiono attraverso una serie di passaggi ben distinti, ciascuno con effetti specifici secondo le disposizioni del diritto ereditario. Questi passaggi includono l'apertura della successione, che definisce il momento e il contesto temporale della successione stessa, la vocazione, che identifica i soggetti chiamati a succedere in base alla legge o al testamento, e la delazione, che mette a disposizione dei soggetti delati il patrimonio del defunto, offrendogli la possibilità di accettare l'eredità.
L'accettazione dell'eredità avviene quando l'erede decide di accettare formalmente l'eredità, conferendo a ciò effetto retroattivo dalla data di apertura della successione. Questa accettazione può avvenire in forma esplicita tramite atto notarile o presso il Tribunale competente, oppure tacitamente attraverso comportamenti che dimostrano la volontà di accettare l'eredità.
Esistono diverse situazioni che configurano un'accettazione tacita, come la vendita di beni ereditari, la gestione dei beni ereditari senza redigere l'inventario richiesto entro il termine stabilito dalla legge, o l'azione di tutela degli interessi di erede in ambito giudiziario.
L'accettazione dell'eredità può essere impugnata solo se è avvenuta sotto violenza o dolo. Non è possibile contestarla in caso di errore, poiché l'erede potrebbe comunque accettare l'eredità con beneficio d'inventario per evitare valutazioni erronee del patrimonio ereditario.
L'azione di impugnazione dell'accettazione dell'eredità deve essere esercitata entro un certo periodo di tempo dalla cessazione della violenza o dalla scoperta del dolo, e una volta annullata, l'accettazione perde la sua efficacia retroattivamente.
Esistono due modalità di accettazione dell'eredità: l'accettazione pura e semplice e l'accettazione con beneficio d'inventario.
Una volta espressa o implicitamente manifestata, l'accettazione pura e semplice non può essere modificata in accettazione con beneficio d'inventario. Questo perché l'atto di accettazione non è revocabile né ripetibile, e il chiamato aveva la possibilità fin dall'inizio di rinunciare o accettare con beneficio d'inventario.
L'accettazione con beneficio d'inventario è obbligatoria per alcune categorie di chiamati all'eredità, come i minori, gli interdetti, le persone giuridiche, ecc., e deve essere formalizzata con una dichiarazione presso un notaio o la cancelleria del tribunale competente, seguita dall'inventario dei beni ereditari.
La mancata presentazione dell'inventario entro il termine stabilito comporta la perdita del beneficio d'inventario, con le conseguenze della commistione patrimoniale. Inoltre, se ci sono più creditori, l'erede deve liquidare i debiti ereditari prima di un rendiconto finale, altrimenti perde il beneficio d'inventario.
L'accettazione con beneficio d'inventario deve essere sempre espressa formalmente e non può avvenire tacitamente.
La successione necessaria rappresenta essenzialmente un meccanismo di tutela per i cosiddetti eredi legittimi, legati al defunto da stretti legami familiari e matrimoniali, nei confronti dei quali la libertà testamentaria o di disposizione dei propri beni durante la vita è limitata dalla legge.
Una necessità sociale di solidarietà tra i parenti più prossimi implica che il patrimonio ereditario sia diviso in una parte che non può essere disposta liberamente (chiamata legittima o forzosa), riservata agli eredi legittimi, e una parte disponibile su cui il testatore può decidere liberamente.
Il legittimario tralasciato è quindi colui che, pur avendo automaticamente diritto, per legge, a una parte dei beni ereditari a causa dei suoi stretti legami familiari, è stato escluso dal testamento che concede più di quanto spetta secondo la quota disponibile.
Secondo l'articolo 536 del codice civile, i legittimari includono il coniuge, i figli e gli ascendenti, ai quali spetta, a seconda delle diverse combinazioni, le seguenti quote:
Al coniuge spettano anche, in concorrenza con altri eredi e senza intaccare la quota legittima, il diritto di abitare nella casa familiare (se di proprietà del defunto) e di utilizzare i mobili contenuti in essa.
Il legittimario che crede di aver subito una riduzione, totale o parziale, della sua quota legittima a causa di donazioni fatte dal defunto durante la vita o per disposizioni testamentarie può intentare entro dieci anni dall'apertura della successione un'azione di riduzione.
Questa azione chiede al giudice di ridurre le assegnazioni fatte a favore di altri eredi e terzi (inclusi i legatari) per riequilibrare e integrare la propria quota legittima.
Se il legittimario vince la causa, ma il beneficiario (donatario o erede testamentario) non restituisce spontaneamente i beni, dovrà essere intentata anche contro di lui un'azione di restituzione.
Quando non c'è un testamento, la successione legittima viene determinata dalla legge e coinvolge il coniuge, i figli e i parenti fino al sesto grado. Se non ci sono tali parenti, l'eredità passa allo Stato, che risponde dei debiti ereditari fino al limite del patrimonio ereditario.
La distinzione tra successione necessaria e legittima è importante: la successione necessaria riguarda la quota indisponibile (o legittima), che non può essere ignorata dal testatore a danno dei legittimari.
La successione legittima si verifica quando manca un testamento valido o quando questo non copre tutti i beni, definendosi "residuale". Essa può anche intervenire quando il testamento è nullo o annullato.
Gli eredi più vicini hanno la precedenza sugli altri: i figli ereditano equamente da entrambi i genitori, mentre in mancanza di figli subentrano i genitori, poi i nonni, e così via fino ai parenti prossimi entro il sesto grado.
In assenza di eredi, l'eredità va allo Stato, che non può rifiutare né accettare l'eredità.
Quando vi sono persone con gradi di parentela diversi, la legge stabilisce le quote di eredità in base alla presenza di genitori, fratelli o coniuge. Ad esempio, se vi sono genitori e fratelli consanguinei, essi ereditano in parti uguali, con alcune specifiche su come si distribuisce la quota.
La presenza del coniuge cambia la distribuzione delle quote ereditarie a seconda delle circostanze: può ricevere l'intero patrimonio in assenza di altri parenti, oppure una quota variabile in presenza di ascendenti, figli o fratelli.
La successione testamentaria viene attuata tramite il testamento, un documento attraverso il quale una persona decide del destino dei suoi beni dopo la sua morte.
Il testamento, regolamentato dall'articolo 587 del codice civile, presenta alcune caratteristiche fondamentali: può essere revocato fino al momento della morte, è un atto personale che solo il testatore può redigere, è unilaterale e non richiede l'accettazione di altri, è l'unico strumento giuridico per disporre dei beni dopo la morte e segue un preciso formalismo.
Solitamente, il testamento contiene disposizioni relative ai beni, ma può anche includere disposizioni non patrimoniali, come ad esempio richieste morali o riconoscimenti. È un atto dinamico che può essere modificato o sostituito dal testatore secondo la sua volontà.
Per fare testamento, bisogna avere almeno 18 anni e la capacità di intendere e volere al momento della stesura dell'atto. Per beneficiare di un testamento, è necessario non trovarsi in una condizione di incapacità giuridica relativa, come ad esempio essere il notaio che ha redatto il testamento o essere un tutore.
Ci sono diversi tipi di testamento:
Non c'è una forma di testamento migliore dell'altra, poiché ciò che conta è il momento in cui il testatore dichiara le sue volontà, e un testamento successivo prevale sempre su uno precedente, indipendentemente dalla forma utilizzata.
La coesistenza di più coeredi che hanno accettato l'eredità dà origine a una particolare forma di comunione, nota come comunione ereditaria. In questa forma di comunione, i coeredi hanno la titolarità congiunta su ogni relazione e diritto compreso nell'asse ereditario.
I coeredi sono generalmente responsabili dei debiti ereditari in proporzione alle loro quote, e se uno di loro paga l'intero debito del defunto o una somma superiore al valore della sua quota, ha il diritto di chiedere il rimborso agli altri coeredi.
D'altra parte, i crediti del defunto non vengono divisi tra i coeredi, ma rimangono nella comunione ereditaria, consentendo a ciascun erede di richiedere l'intero credito comune o una parte proporzionale, senza coinvolgere gli altri coeredi, a meno che il debitore non chiami tutti in giudizio contestando il credito.
Per quanto riguarda la possibilità di vendere in tutto o in parte la propria quota a un estraneo alla comunione, i coeredi devono essere notificati della proposta di vendita, avendo il diritto di prelazione. La mancanza di notifica consente ai coeredi di riscattare la quota in parti uguali da chiunque l'abbia acquistata fino alla divisione della comunione ereditaria.
La divisione della comunione ereditaria avviene attraverso la divisione ereditaria, che può essere contrattuale, giudiziale o testamentaria. I coeredi possono richiedere la divisione nei confronti degli altri, ad eccezione di coloro che sono chiamati all'eredità ma non hanno ancora accettato, dei legatari e dei legittimari pretermessi.
La divisione ereditaria comporta la separazione dei beni ereditari in parti assegnate a ciascun coerede in base alle loro quote. Se i beni immobili sono divisibili, ciascun coerede può richiedere la sua parte in natura come per i beni mobili. Se il frazionamento dei beni è necessario ma costoso, tali beni devono essere assegnati al coerede con la quota maggiore, con addebito dell'eccedenza.
Se i coeredi non aderiscono alle soluzioni proposte, i beni possono essere venduti e il ricavato diviso tra loro. Infine, si procede alla divisione dei conti, alla formazione dello stato passivo e attivo dell'eredità, e alla determinazione delle porzioni ereditarie per gli eredi.
Spesso, ricevere un'eredità può significare un incremento del patrimonio, ma non sempre, specialmente se le passività del defunto superano l'attivo ereditario, e accettare l'eredità implica assumerne il carico, anche se con le possibili protezioni garantite dall'accettazione con beneficio d'inventario.
Di conseguenza, l'erede, o il beneficiario designato, può decidere di rinunciare all'eredità tramite un atto notarile o una dichiarazione formale presso la cancelleria del Tribunale competente, da registrarsi nel Registro delle Successioni.
Un'ipotesi particolare, prevista dall'articolo 481 del codice civile, comporta la decadenza dal diritto di accettare se il giudice, su richiesta di un interessato, impone al beneficiario un termine entro cui esprimersi. Se il termine scade senza alcuna dichiarazione, equivale a una rinuncia.
In generale, il diritto di rinunciare, simile al diritto di accettare, si prescrive in dieci anni, ma se il soggetto legittimato è in possesso dei beni ereditari, deve fare l'inventario entro tre mesi dall'apertura della successione per non diventare un erede puro e semplice. In mancanza di tale azione, o se non dichiara esplicitamente di rinunciare nei successivi quaranta giorni, diventa comunque un erede puro e semplice.
Questa distinzione temporale, fatta salva, consente di tutelare i diritti degli altri chiamati, dei creditori e dei legatari dell'asse ereditario, specialmente quando il possessore dei beni potrebbe sottrarli o occultarli più facilmente.
A parte questa distinzione, qualunque altro chiamato non possessore può manifestare la volontà di non subentrare nei diritti e nei rapporti del defunto entro dieci anni dall'apertura della successione.
Questa rinuncia non può essere parziale né subordinata a termini o condizioni, e deve essere gratuita. Se fatta in cambio di un corrispettivo, si considera come accettazione.
Essendo un atto non recettizio, raggiunge il suo scopo indipendentemente dalla conoscenza degli altri chiamati all'eredità o dei partecipanti alla successione.
La revoca della rinuncia all'eredità è possibile fino a quando il relativo diritto non si sia prescritto, a meno che altri chiamati non abbiano già acquisito i beni. La revoca, formalmente, dovrebbe seguire le stesse procedure della rinuncia, ma può essere dedotta da comportamenti concludenti equivalenti a un'accettazione tacita.
Il costo associato alla successione ereditaria è un aspetto significativo da considerare, poiché i successori devono affrontare diverse spese, che dipendono dal valore del patrimonio ereditato e dalla relazione con il defunto.
Per quanto riguarda l'imposta di successione, il calcolo si basa sulla base imponibile, che è la differenza tra l'attivo e il passivo del patrimonio del defunto, e varia in base al grado di parentela e al tipo di beneficiario. Vi sono franchigie per il coniuge, i parenti in linea retta, i fratelli e le sorelle, mentre per altri eredi non vi è alcuna franchigia.
I coniugi e i parenti in linea retta godono di una franchigia di € 1.000.000 ciascuno, al di sotto della quale non è dovuta alcuna imposta. Per i fratelli e le sorelle, la franchigia è di € 100.000 ciascuno. Per altri parenti e affiliati, non vi è alcuna franchigia, e l'imposta è del 6% sul valore della quota ereditaria. Per tutti gli altri eredi, l'imposta è dell'8%.
Per gli eredi con handicap grave, è prevista una franchigia di € 1.500.000, indipendentemente dal grado di parentela.
Alcune tipologie di beni, come i Titoli di Stato, i crediti verso lo Stato e i beni mobili registrati nel Pubblico Registro Automobilistico, sono esclusi dal pagamento delle imposte di successione.
Vi sono inoltre esenzioni per alcune situazioni specifiche, come le quote sociali e le azioni trasferite ai coniugi e agli eredi in linea retta, le polizze vita e le assicurazioni previdenziali, i terreni agricoli o montani, gli enti ecclesiastici, le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (onlus) e le associazioni.
È importante considerare queste disposizioni quando si calcolano i costi associati alla successione ereditaria.