Di recente, con il dibattito sul 5G e la conseguente necessità di incrementare la presenza di antenne sul territorio nazionale, il tema dell’inquinamento elettromagnetico è diventato ulteriormente attuale. Esso però non riguarda solo il 5G ma innumerevoli elettrodomestici ed elementi della nostra vita quotidiana e lavorativa.
In questa guida scopriamo cos’è l’inquinamento elettromagnetico e come proteggersi dai danni delle onde elettromagnetiche. Scopriamo anche tutto sulla tutela legale, oltre che della salute e dell’ambiente, in caso di esposizione lavorativa a inquinamento elettromagnetico.
Lo studio legale dell'Avv. Ezio Bonanni si occupa di difesa degli esposti ad ogni forma di inquinamento e agente patogeno, tra cui radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, come quelle elettromagnetiche. Esse possono essere causa di malattia per cui è previsto un indennizzo del danno e il risarcimento integrale dei danni subiti.
L'inquinamento elettromagnetico è una forma di inquinamento ambientale. Deriva da radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti, con un intervallo di frequenze quindi che va da 0 Hz (campi statici) alle frequenze della radiazione visibile (laser e luce incoerente).
La radiazione del fondo elettromagnetico terrestre era costituita sino all’inizio del ‘900 dal fondo elettromagnetico naturale. Nel corso del secolo e fino ai giorni nostri è aumentata con l’utilizzo di tecnologie che usano le radiazioni non ionizzanti. Durante la seconda guerra mondiale vennero scoperti i primi evidenti effetti termici delle microonde (malattia dei radaristi) in seguito all'utilizzo massiccio dei radar. Dalla stessa tecnologia sono nati poi i forni a microonde e le infrastrutture di telecomunicazioni per la radiodiffusione e la telediffusione, i ponti radio, le reti per la telefonia cellulare, i telefoni cellulari e gli apparati wireless che oggi tutti usiamo.
Le radiazioni non ionizzanti producono effetti termici che comportano il riscaldamento cellulare. Essi sono dose dipendenti e aumentano in base alla dose di radiazione. Per quanto riguarda invece gli effetti biologici delle radiazioni non ionizzanti non vi è invece una correlazione tra la dose, e quindi la potenza del segnale, e gli effetti sul corpo e sulla salute.
Gli effetti sanitari a lungo termine sono difficilmente valutabili e le relazioni causa-effetto si possono basare solo su indagini epidemiologiche. Esse al momento sono scarse. Tra questi effetti si annoverano sintomi soggettivi (come cefalee, irritabilità, affaticamento, difficoltà di concentrazione, insonnia) e gravi patologie come tumori e malattie degenerative.
Le gravi patologie indotte dall'inquinamento da onde elettromagnetiche possono essere di tipo specifico e localizzato come i tumori indotti in loco per innalzamento termico dei tessuti tra cui il glioma studiato in relazione all’uso di cellulari oppure di tipo organico. La revisione dello studio che attesta un rischio più alto di quello precedentemente pubblicato. In quest'ultima categoria ricadono per esempio le leucemie, sotto indagine per gli effetti delle basse frequenze degli elettrodotti.
Il danno tumorale è stato associato al fatto che i campi elettrici e magnetici inibiscono nella ghiandola pineale la produzione di melatonina, nell’uomo e nei ratti, fattore oncostatico.
Nel 2007 è stata svolta una ricerca specifica sull’uso del cellulare e i tumori cerebrali. Essa non ha trovato correlazione tra insorgenza di tumori al cervello e un utilizzo medio del telefono cellulare a breve termine. Ha sottolineato però che per avere dati più corretti è necessario monitorare la salute di un grande gruppo di utenti di telefonia per un lungo periodo di tempo. Lo stesso risultato è riportato da un altro studio.
Una ricerca svolta nel 2014 su circa 5000 casi di tumore rileva un aumento significativo di rischio di glioma con l’uso di telefoni cellulari o cordless. Esso aumenta ulteriormente con l’uso in fasce di età inferiori ai 20 anni.
Nel 2014 è stato pubblicato uno studio del Childhood Cancer Research Group dell’Università di Oxford su 16.500 bambini britannici a cui è stata diagnosticata la leucemia tra il 1962 e il 2008. Tale analisi non ha rilevato un aumento del rischio di sviluppo della malattia per i bambini nati dopo il 1980 e che hanno abitato nei pressi delle linee elettriche ad alta tensione.
Nel 2015 uno studio sui ratti, svolto dal Prof. Alexander Lerchl della Jacobs Universität di Brema e dal suo gruppo per conto dell’Ufficio federale tedesco per la protezione dall'inquinamento da radiazioni, ha dimostrato che il tasso di crescita del cancro al fegato e ai polmoni generati da sostanze chimiche aumenta sostanzialmente quando gli animali sono irradiati permanente con campi elettromagnetici analoghi a quelli generati da cellulare.
Nel 2001 lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro parte dell’Organizzazione mondiale della sanità delle Nazioni Unite) ha inserito i campi magnetici in bassa frequenza in categoria 2B tra i possibili cancerogeni per l’uomo. L'agenzia considera un raddoppio del fattore di rischio per la leucemia infantile in caso di esposizioni a valori di campo magnetico superiori a 0,4 microTesla. Nel 2011 ha inserito anche i campi elettromagnetici in alta frequenza in categoria 2B (senza definire, in questo caso, una dose).
L’OMS afferma che “ad oggi, nessun effetto dannoso per la salute è stato riconosciuto come causato dall’uso di telefoni mobili.” Alcune autorità nazionali hanno raccomandato ai loro cittadini, come semplice norma precauzionale, di minimizzarne l’esposizione.
Riportiamo un estratto di “La Triade interattiva del mondo inquinato contro la salute" di Giancarlo Ugazio, Aracne Editrice (Ariccia, Roma, 2013)
"Secondo le recenti acquisizioni della ricerca scientifica biomedica, l’esposizione ai C.E.M. [Campi Elettro Magnetici] può provocare direttamente o indirettamente patologie nell’essere umano.
Infatti, è noto che quest’agente fisico è in grado di stimolare la formazione di radicali liberi (reattivi) dell’ossigeno nei tessuti dell’organismo, da un lato, oltre che diminuire l’increzione epifisaria dell’ormone melatonina, dall’altro. Tale ormone è riconosciuto quale valido baluardo contro la progressione del cancro.
Da questi basilari azioni patogene, possono discendere avversi effetti genetici, embriotossici, teratogeni e cancerogeni, com’è stato dimostrato da ricerche su sistemi sperimentali di laboratorio e sull’uomo. Gli effetti embriotossici e teratogeni sono i progenitori delle malformazioni congenite. Per quanto invece concerne la cancerogenesi, i CEM possono svolgere un ruolo non trascurabile d’iniziazione, di promozione e di progressione. Infatti, oltre che provocare alterazioni strutturali e funzionali della molecola del DNA, con difetti della sua trascrizione e dell’espressione dei geni, i CEM possono dare un rilevante contributo di potenziamento della “patologia cancro”, in quanto, bloccando la produzione della melatonina, depauperano il potenziale delle naturali difese dell’organismo contro la neoplasia".
Secondo gli studi attualmente a disposizione le esposizioni sarebbero maggiori e più rischiose quando il segnale di ricezione non è ottimale. In questi casi l’emissione dell’antenna è massima. Le esposizioni aumentano nei veicoli in movimento e nei luoghi chiusi in cui l’effetto gabbia di Faraday riflette le radiazioni sulle persone presenti all’interno.
L’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche aumenterebbe inoltre in presenza di oggetti metallici, magnetici e non, vicino alla testa o al suo interno.
Come proteggersi dalle radiazioni? SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) ha stilato un decalogo atto a ridurre i rischi da esposizione ai campi elettromagnetici in ambienti chiusi con altrettante indicazioni a cui prestare attenzione per abbassare il rischio.
Quindi come proteggersi dalle onde elettromagnetiche? Tra i consigli ricordiamo la raccomandazione di tenere i telefoni cellulari lontani dal luogo in cui si dorme e dalla testa o di inserire la modalità aereo quando si va a dormire. Usare gli auricolari o l'altoparlante quando si usa il cellulare è una buona pratica. Un altro consiglio utile è quello di tenere i router e altri dispositivi wireless nelle zone della casa meno abitate, come corridoi, ingressi e sgabuzzini.
La legge quadro 36/01 norma le intensità dei campi elettromagnetici prevedendo limiti di esposizione, un valore di attenzione e un obiettivo di qualità.
Per i campi ad alta frequenza (da 0,1 MHz a 300 GHz) il limite di esposizione previsto dal DPCM 8.7.2003 (G.U. n. 199) è compreso fra 20 V/m e 60 V/m a seconda della frequenza.
Il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità sono invece di 6 V/m, valori pari al doppio di quelli previsti in altre nazioni fuori dalla UE.
Consideraiamo che un cellulare GSM operante su rete 2G con una potenza tipica di 1 W crea un campo di circa 6 V/m a un metro di distanza e di 60 V/m a 10 cm. Un cellulare moderno, operante su rete 4G, ha emissioni inferiori e genera un campo tra 1 e 5 V/m a 10 cm.
Per i campi a frequenza industriale (50 Hz) il DPCM 8 luglio 2003 nº 200 prevede un limite di esposizione di 100 µT per l’induzione magnetica e 5000 V/m per il campo elettrico. Fissa un valore di attenzione per l’induzione magnetica a 10 µT e per l’obiettivo di qualità a 3 µT.
Con la tecnica di misurazione a banda larga viene misurato l’effetto complessivo della sovrapposizione di tutte le sorgenti presenti nel punto di misurazione. Senza potere quantificare il contributo dello specifico impianto.
La tecnica di misurazione a banda stretta rivela le caratteristiche degli impulsi emessi (durata e frequenza di ripetizione dell’impulso). L’ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) coordina campagne di misura dell’elettromagnetismo a campione in diverse località italiane o su richiesta delle autorità locali o della popolazione. La stessa ARPA è responsabile dell’autorizzazione riguardo l’installazione e la modifica degli impianti Radio-TV-Cellulari in coerenza con gli attuali standard di campo elettromagnetico previsto.
Non sono previste però sanzioni per gli impianti che superano i limiti di legge. Se sono superati i limiti totali o puntuali si applicano le cosiddette procedure di “riduzione a conformità”, almeno per gli impianti di telecomunicazioni. L’adeguamento degli impianti è imposto da province e regioni ed è a carico del titolare dell’impianto.
La violazione delle normative relative alle emissioni elettromagnetiche non è menzionata nel D. Lgs. 231/2001 e non comporta responsabilità amministrativa delle società private o Enti.
L’emissione di onde elettromagnetiche al di fuori dei limiti previsti dalla legislazione non è infatti contemplato fra le fattispecie di reati ambientali introdotte nel D. Lgs. 231/2001, dal Decreto Legislativo n. 121/2011 (emesso in attuazione della Direttiva 2008/99/CE, in materia di tutela penale dell’ambiente).
Il 5G in funzione in Italia dal 2020 ha una velocità di download molto elevata e un tempo di latenza molto basso. Prevede un aumento del numero di antenne e, di conseguenza, un incremento dell’inquinamento elettromagnetico. La tecnologia 5G fa uso di bande di frequenza molto più alte rispetto a quelle in uso. Ma gli effetti biologici e sanitari sull’uomo di queste frequenze sono ancora poco conosciuti. Come proteggersi dal 5G?
Il prof. Alessandro Miani, presidente della SIMA e docente di Prevenzione Ambientale all’Università di Milano ha spiegato che “la ricerca scientifica non ha fornito ad oggi assicurazioni assolute circa l’impatto sulla salute delle emissioni elettromagnetiche, ai livelli che si possono incontrare negli ambienti di vita. La penetrazione superficiale di tali onde potrebbe diventare un pericolo per gli occhi e la pelle – evidenzia ancora Miani -. Inoltre, esse potrebbero dar luogo a un aumento dei livelli delle correnti indotte trasportate all’interno del corpo umano'.
Il professore conclude affermando che uno scenario simile deve far riflettere se non sia il caso di "applicare il principio di precauzione che imporrebbe la sospensione di tale implementazione". Almeno finché "studi scientifici indipendenti e privi di conflitto d’interesse non accertino in maniera inequivocabile la non-pericolosità di tale tecnologia".
Secondo la Corte di Cassazione, con la sentenza numero 17438 dello scorso 12 ottobre il tumore da uso del cellulare può essere una malattia professionale. I Giudici Supremi hanno infatti riconosciuto la rendita per malattia professionale prevista per l’invalidità all’80% ad un manager che, in conseguenza dell’uso lavorativo protratto, per dodici anni e per 5-6 ore al giorno, di telefoni cordless e cellulari all’orecchio sinistro, aveva contratto una grave patologia tumorale: il “neurinoma del Ganglio di Gasser”, un tumore che colpisce i nervi cranici, in particolare il nervo acustico e, più raramente, come nel caso di specie, il nervo cranico trigemino.
Il Tribunale di primo grado, non aveva riconosciuto all’uomo questa possibilità. Una sentenza che poi è stata completamente ribaltata nell’appello. L’Inail avrebbe dunque proposto il ricorso in Cassazione. Le consulenze tecniche esperite nel corso del giudizio, non avevano escluso a priori il nesso causale tra l’uso eccessivo di telefoni e il formarsi del tumore; anzi, ammettevano l’esistenza di una probabilità qualificata di un ruolo almeno concausale delle radiofrequenze nella genesi della neoplasia per cui è causa.
Il 14 gennaio 2020 la Corte d’appello di Torino ha confermato la precedente sentenza del Tribunale di Ivrea del 2017. Ha riconosciuto così come l’uso intensivo del telefono cellulare possa causare tumori, imponendo all’INAIL il risarcimento per malattia professionale di un dipendente Telecom affetto da neurinoma del nervo acustico.
L'INAIL nelle sue liste delle malattie professionali assicurate inserisce le radiofrequenze e microonde tra le malattie causate con elevata probabilità da esposizione lavorativa. Tra le malattie da esse causate cita l'opacità del cristallino e l'infertilità maschile temporanea.
Lo studio legale dell'Avv. Ezio Bonanni difende legalmente gli esposti a agenti patogeni che abbiano provocato un danno biologico per il risarcimento dei danni, quelli patrimoniali e non patrimoniali e per indennizzi e rendite INAIL. Attraverso l'operato dell'Osservatorio Nazionale Amianto, di cui l'Avv. Ezio Bonanni è Presidente, si occupa di prevenzione primaria, secondaria e terziaria, per una riduzione delle situazioni di esposizione ai patogeni che causano malattia.
È possibile richiedere la consulenza, chiamando il numero verde o compilando il form.