In questa guida parliamo di deforestazione, un problema cruciale che grava sul riscaldamento ambientale e sulla grave perdita di biodiversità.
Scopriamo quali sono le cause e le conseguenze di questo fenomeno e quali sono le possibili soluzioni a livello globale per arginarla. Vediamo anche nel dettaglio quali sono le conseguenze, non solo per la salute dell'ambiente ma anche per la salute della nostra specie.
L'Avvocato Ezio Bonanni è Presidente dell'ONA - Osservatorio Nazionale Amianto che si occupa di lotta all'amianto e a tutti i cancerogeni e difende le vittime di esposizione. Consapevole che non possa esistere tutela della salute senza un'attenta salvaguardia ambientale, si occupa di informazione e promozione della tutela ambientale e della transizione ecologica.
Cosa significa deforestazione? La deforestazione è l'azione di abbattere alberi in modo massivo, superando la capacità di ricrescita degli stessi. Ciò porta alla perdita di terreno fertile e alla desertificazione progressiva. Si distingue dal disboscamento, definito come l'atto di tagliare alberi senza che si superi necessariamente la capacità di ricrescita degli stessi.
La deforestazione ha diverse conseguenze, tra cui la modifica dell'intero ecosistema e l'alterazione di muffe, batteri e insetti che trasformano i detriti e le foglie in nuovo suolo. La perdita di biodiversità rende gli ambienti meno resilienti ai cambiamenti climatici e alle malattie, aumentando la frequenza e l'intensità degli incendi e accelerando il processo di desertificazione.
La deforestazione contribuisce anche all'aumento significativo dell'anidride carbonica e svolge quindi un ruolo fondamentale nel riscaldamento globale.
Le principali cause della deforestazione sono di natura commerciale. Possiamo identificare tre cause principali:
I paesi con la maggiore deforestazione in atto sono Messico, Brasile, Colombia, Cina, Congo, Nigeria, India, Birmania, Indonesia, Malesia e Thailandia.
La deforestazione provoca diverse conseguenze, tra cui:
La ricerca sulla deforestazione indica che le emissioni di anidride carbonica causate dalla deforestazione e dai cambiamenti nell'uso del suolo ammontano a circa 1,6 miliardi di tonnellate di carbonio all'anno, oltre alle emissioni dovute alla combustione che si stimano intorno ai 6 miliardi di tonnellate.
Nel 2014 è stato firmato un accordo a New York in occasione del vertice Onu Climate Summit. Tra i rimedi alla deforestazione vi è l'obiettivo di fermare il taglio degli alberi entro il 2030 e il ripristino di oltre 350 milioni di ettari di foreste e terreni coltivati.
Durante il COP26 a Glasgow, 110 nazioni hanno firmato un accordo per affrontare la deforestazione. I paesi firmatari rappresentano l'85% delle foreste mondiali, tra cui Russia, Indonesia, Congo, Colombia e Brasile.
L'accordo prevede finanziamenti per un totale di 15 miliardi di sterline, di cui 8,7 miliardi coperti da fondi pubblici e 5,3 miliardi da investimenti privati.
Tra agosto 2020 e luglio 2021, la deforestazione dell'Amazzonia è aumentata di quasi il 22% rispetto al periodo precedente, raggiungendo un record degli ultimi 15 anni. La situazione non è migliorata nel 2023. Nonostante la Presidenza Lula abbia promesso di ribaltare tutte le politiche di Bolsonaro sulla gestione di Amazzonia, Cerrado e Pantanal, i numeri mostrano una situazione ancora in linea con quella che ha caratterizzato il mandato dell’ex presidente di estrema destra.
A marzo 2023 sono spariti 356 km2 di foresta pluviale, ovvero il 14% in più rispetto allo stesso mese del 2022. Si tratta di un’area grande il doppio di Milano.
Qualche passo in avanti, per quanto contenuto, però c’è. Nel primo trimestre del 2023, i dati complessivi dell’Inpe, l’Istituto nazionale per la ricerca spaziale del Brasile che effettua le rilevazioni satellitari, fissano la deforestazione nell’Amazzonia a 844 km2. Si tratta del 2° peggior risultato di sempre.
L'espansione delle coltivazioni di palma da olio è stata uno dei principali fattori di degrado degli habitat naturali, soprattutto in alcune parti dell'Asia tropicale, dell'America centrale e meridionale. Anche in Africa (Camerun, Liberia, Tanzania) si è estesa la coltivazione di palma da olio.
In Indonesia e in Malesia, la coltivazione di palma da olio è associata alla distruzione degli ecosistemi delle torbiere. Dopo aver abbattuto gli alberi, la torba sottostante viene bruciata, causando gravi incendi e l'emissione di grandi quantità di gas serra.