La cannabis medica può alleviare i sintomi del mesotelioma? Scopriamo pro e contro del trattamento palliativo.
Cannabis medica: di cosa si tratta?
La Cannabis sativa è un'erba con proprietà medicinali, clinicamente comprovate, a beneficio dei malati di cancro. I farmaci a base di cannabis vengono estratti dai fiori e dalle foglie, con una successiva standardizzazione in dosaggi tarati con estrema precisione. Precisiamo che si tratta di farmaci galenici, sprovvisti di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC). Cosa vuol dire? Che non hanno il label, il bugiardino, in quanto non presentano particolari effetti collaterali.
Cannabis medica: un potente antidolorifico
Studi clinici hanno dimostrato che i malati oncologici traggono diversi benefici dall’utilizzo della cannabis medica: può alleviare i dolori, attenuare la nausea e il vomito, favorire l’appetito dopo il trattamento chemioterapico. Può altresì migliorare la qualità del sonno e dare sollievo ai disturbi legati all’ansia, inclusa la depressione.
A sostenerlo è in particolare un recente studio danese del 2022. Gli esperti hanno esaminato 2.838 pazienti oncologici che hanno usato cannabis durante il trattamento, scoprendo che il 77% ha avuto almeno un effetto positivo, mentre il 33% ha riportato almeno un effetto collaterale.
Effetti collaterali del trattamento
Ma quali sono i tanto temuti effetti collaterali, che, come accennato, sono di modesta entità? A seguire la lista: tachicardia, abbassamento della pressione, rilassamento muscolare, problemi alla vista, rallentamento della digestione, vertigini e paranoia. A detta dei pazienti, questi sintomi in realtà sono abbastanza lievi e variano a seconda del tipo di farmaco utilizzato e del dosaggio.
Medicinali a base di cannabis per il mesotelioma
Le preparazioni galeniche di cannabis medica sono disponibile in varie opzioni, a seconda della patologia: pasticche, spray, olio a freddo di cannabis da posizionare nella zona sublinguale. Si può inoltre vaporizzare e respirare. Nel caso dei pazienti affetti da mesotelioma o cancro ai polmoni, che hanno difficoltà respiratorie è meglio utilizzare la forma non vaporizzabile.
In Italia si può ricorrere all’uso dei farmaci approvati dal Ministero della salute: Bediol, Bedrocan, Bedrobinol e Bedica. Essi contengono due dei principi attivi della pianta: il delta-9-tetraidrocannabinolo e il cannabidiolo.
Chi può prescrivere questi farmaci?
Per ottenere la ricetta, ci si può rivolgere direttamente a qualsiasi medico abilitato (indipendentemente dalla sua specializzazione) e iscritto all’Ordine dei Medici. Insomma anche il proprio medico di base.
A stabilirlo, la legge 94/98 (cosiddetta legge Di Bella). Peccato che ad oggi, la stragrande maggioranza dei medici, non se la senta di rilasciarla. In questo caso, basta andare da un medico specialista in materia o effettuare una visita presso un ospedale del SSN per ottenere la prescrizione del farmaco galenico.
La prescrizione medica non è ripetibile, dunque si deve rifare una volta esaurita la scorta e una copia va conservata dal paziente. Nel caso in cui venga fermato dalle Forze dell’Ordine sulla sua vettura, deve esibirla.
Cannabis medica: obblighi per il medico
L’art. 5 della legge di Bella chiarisce che il medico deve ottenere il consenso del paziente al trattamento e specificare nella ricetta le esigenze che giustificano il ricorso allo stesso. Non va tuttavia indicata la patologia, ma una motivazione diversa (ad esempio: farmaco non in commercio). Nella ricetta il medico non può inserire il nominativo del paziente, bensì un riferimento numerico o alfanumerico di collegamento a dati d’archivio in proprio possesso, che consenta, in caso di richiesta da parte dell’autorità sanitaria, di risalire al titolare del trattamento.
Obblighi del farmacista nella preparazione della cannabis
Il farmacista deve annotare tutti i movimenti in entrata e in uscita, nel Registro di carico e scarico dei farmaci stupefacenti. Sull’etichetta deve riportare la dicitura: “Soggetto alla disciplina del DPR 309/90 e successive modifiche”. Deve annotare sulla ricetta la data in cui è stata fornita e il prezzo (costosissimo), apponendo la sua firma e quella della farmacia.
Non può dispensare il farmaco ai pazienti manifestamente infermi di mente, anche se maggiorenni. Deve conservare la ricetta per due anni a partire dall’ultima registrazione. Per finire, deve inviare mensilmente le copie delle ricette alla ASL o all’Azienda Ospedaliera di appartenenza, che a loro volta, provvederanno a inoltrare al Ministero della Salute.
Il trattamento con la cannabis in Italia
Chi la produce? Da dove proviene? Da dove si importa? Perché costa così tanto? Abbiamo accennato al fatto che la terapia a base di cannabis è molto costosa. Ciò si deve al fatto che in Italia viene prodotta dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Purtroppo, dal momento che la domanda è molto alta, viene soddisfatta con cannabis acquistata in larga parte dall’Olanda o dalla Germania.
Purtroppo ad oggi il mesotelioma, forma rara di cancro legato all’esposizione alle fibre di amianto, non è curabile. La terapia a base di cannabis può solo offrire un valido supporto in termini di trattamento palliativo. La cosa positiva è che i suoi effetti collaterali sono meno devastanti rispetto agli altri farmaci.