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Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)

Avete mai sentito parlare di Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)? Si tratta di una malattia polmonare progressiva che è una delle prime cause di morte e disabilità in Occidente. Le cause della malattia sono molteplici e di solito l'origine è multifattoriale. In questa guida vediamo in modo approfondito tutto sulla malattia: cos'è, sintomi, diagnosi, cura e fattori di rischio. In particolare ci concentriamo sulla BPCO come malattia professionale, spesso sottostimata. Vediamo come si riconosce e quali sono i diritti delle vittime. L'Avvocato Ezio Bonanni difende i lavoratori vittime di esposizioni dannose e li assiste per il riconoscimento di malattia professionale e causa di servizio. Nel caso della BPCO queste sono particolarmente insidiose, data l'origine multifattoriale della malattia.

Cos'è la BPCO e quali sono i suoi effetti?

Ma andiamo con ordine: cos'è al BPCO? La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, comunemente nota come BPCO, è una malattia respiratoria a carattere cronico e progressivo che compromette in modo significativo la funzionalità polmonare, rendendo sempre più difficile il normale atto respiratorio.

Questa patologia è caratterizzata da un’ostruzione persistente delle vie aeree, condizione che si aggrava nel tempo e che incide profondamente sulla qualità di vita di chi ne è affetto. I bronchi e i bronchioli si restringono infatti in modo progressivo a causa dell'infiammazione.

La BPCO rappresenta una delle principali cause di morbilità e mortalità a livello globale e spesso porta a un peggioramento graduale delle condizioni fisiche del paziente, con un impatto rilevante sulle attività quotidiane e sull’autonomia personale.

Fattori di Rischio e cause della malattia: quali sono?

Il principale fattore scatenante della BPCO è il fumo di tabacco, responsabile di un danno progressivo a carico delle strutture polmonari. Tuttavia, esistono anche altre condizioni che possono contribuire all’insorgenza della malattia, tra cui l’esposizione prolungata a inquinanti ambientali come polveri sottili, fumi chimici e agenti irritanti presenti in specifici ambienti di lavoro.

Inoltre, alcune persone possono essere geneticamente predisposte alla BPCO, specialmente coloro che presentano una carenza dell’enzima alfa-1 antitripsina, fondamentale per la protezione del tessuto polmonare dall’infiammazione cronica.

Anche le infezioni respiratorie contratte in età infantile, se frequenti o gravi, possono compromettere lo sviluppo ottimale dell’apparato respiratorio, aumentando il rischio di sviluppare la patologia in età adulta.

Un ulteriore fattore di rischio è rappresentato dall’esposizione continuativa a fumi derivanti dalla combustione di legna o carbone in ambienti chiusi, una condizione ancora diffusa in molte aree rurali del mondo.

Quali sono i sintomi della BPCO?

La sintomatologia della BPCO può iniziare in modo sfumato, con disturbi lievi che vengono spesso sottovalutati o attribuiti ad altre problematiche respiratorie. Con il passare del tempo, i sintomi tendono a intensificarsi, rendendo sempre più complessa la gestione della vita quotidiana.

I sintomi più comuni includono una tosse persistente, spesso produttiva e accompagnata da catarro denso, che può essere presente per mesi o anni prima che la malattia venga diagnosticata. L'affanno, inizialmente avvertito solo sotto sforzo, diventa progressivamente più marcato, fino a manifestarsi anche a riposo nei casi più avanzati. Altri sintomi comprendono una sensazione di peso e costrizione al torace, la presenza di sibili e rantoli durante la respirazione e una spiccata sensazione di fatica che limita la capacità di svolgere attività fisiche anche moderate.

Come si diagnostica la BPCO?

Per identificare con precisione la BPCO, è necessario sottoporsi a un iter diagnostico che prevede diversi esami specifici. Il primo e più importante test è la spirometria, un esame che consente di valutare la quantità d’aria espirata e la velocità del flusso respiratorio, fornendo indicazioni precise sul grado di ostruzione bronchiale.

A questo possono aggiungersi la radiografia del torace o la tomografia computerizzata (TAC), esami utili per evidenziare alterazioni strutturali nei polmoni. In alcuni casi, il medico può prescrivere l’emogasanalisi arteriosa per misurare i livelli di ossigeno e anidride carbonica nel sangue, determinando così l’efficienza degli scambi gassosi a livello polmonare.

Come distinguere la BPCO da altre condizioni

Spesso, per avere un quadro completo e per escludere altre possibili patologie, lo specialista richiede ulteriori accertamenti. Tra questi:

• analisi del sangue: per capire il livello di infiammazione nel corpo e individuare eventuali marcatori utili per la terapia.
• Esami colturali sull’espettorato: per identificare eventuali batteri presenti nel muco che potrebbero indicare infezioni in corso.
• Radiografia del torace: per visualizzare eventuali alterazioni estese, come segni di polmonite o la presenza di masse sospette.
• Tomografia Computerizzata (TAC) del torace: aiuta a identificare anomalie nei polmoni, come enfisema, tumori, o anomalie delle vie aeree e dei vasi polmonari.
• Spirometria pletismografica: fornisce una valutazione più completa della funzionalità polmonare, misurando con precisione la quantità d’aria che si riesce a immagazzinare e a espellere.
• Test di broncodilatazione: per determinare se il restringimento delle vie aeree è reversibile, una caratteristica tipica di altre patologie come l’asmao se, come accade nella BPCO, è permanente.
• Emogasanalisi arteriosa: misura i livelli di ossigeno e anidride carbonica nel sangue, oltre al pH, offrendo un’idea della capacità dei polmoni di effettuare lo scambio gassoso.
• Test del cammino in 6 minuti: valuta la capacità del paziente di sopportare lo sforzo fisico e fornisce indicazioni sulla funzionalità respiratoria in situazioni quotidiane.
• Ecocardiogramma: per verificare se la funzione cardiaca è influenzata dalla malattia polmonare, poiché la BPCO può avere ripercussioni anche sul cuore.

Differenze con altre patologie respiratorie

La BPCO viene talvolta confusa con altre malattie respiratorie croniche, ma presenta alcune differenze sostanziali. Ad esempio, l’asma è una patologia infiammatoria caratterizzata da episodi intermittenti di broncospasmo che, a differenza della BPCO, risultano generalmente reversibili con l’uso di farmaci specifici.

L’enfisema polmonare, invece, rappresenta una manifestazione della BPCO e si distingue per la distruzione progressiva degli alveoli polmonari, con conseguente riduzione della capacità di ossigenazione del sangue.

Un altro disturbo strettamente correlato è la bronchite cronica, caratterizzata da un’eccessiva produzione di muco che porta a ostruzione bronchiale e frequenti episodi di infezione delle vie respiratorie.

Trattamento e strategie di controllo: esiste una cura?

Non esiste al momento una cura per la BPCO. Sebbene la BPCO sia una patologia irreversibile, è possibile perògestirne i sintomi e rallentarne la progressione attraverso un’adeguata strategia terapeutica. La cessazione del fumo rappresenta l’intervento più efficace per limitare i danni polmonari e migliorare la qualità della vita del paziente.

I trattamenti farmacologici comprendono l’uso di broncodilatatori, corticosteroidi e farmaci mucolitici, che aiutano a ridurre l’ostruzione bronchiale e a facilitare la respirazione. La riabilitazione polmonare è un altro aspetto fondamentale nella gestione della malattia: attraverso programmi di esercizi mirati e supporto educativo, i pazienti possono migliorare la loro resistenza fisica e imparare strategie per ottimizzare il proprio respiro.

Nei casi più avanzati, l’ossigenoterapia può essere necessaria per garantire un’adeguata ossigenazione del sangue, mentre alcune procedure chirurgiche, come la riduzione del volume polmonare o il trapianto di polmone, vengono riservate a pazienti con forme particolarmente gravi della malattia.

Implicazioni della BPCO sulla vita quotidiana

La BPCO ha un impatto significativo sulla quotidianità di chi ne è affetto, limitando progressivamente la capacità di svolgere attività lavorative, sociali e domestiche. I pazienti devono adottare strategie per gestire al meglio la propria condizione, evitando ambienti inquinati e riducendo l’esposizione a fattori scatenanti. Il supporto psicologico e il coinvolgimento della famiglia giocano un ruolo fondamentale nel migliorare il benessere emotivo e la motivazione a seguire il trattamento.

La BPCO come malattia professionale: categorie a rischio

L’esposizione a sostanze nocive nell’ambiente di lavoro è un fattore rilevante nello sviluppo della BPCO. Già nel 2010, l’American Thoracic Society ha dichiarato che esistono evidenze sufficienti per attribuire un legame causale tra tali esposizioni e l’insorgenza della BPCO.

Settori industriali come l’edilizia, la siderurgia, l’agricoltura (con esposizione a polveri di granaglie ed endotossine) e l’industria tessile presentano un rischio elevato a causa della presenza di polveri sottili, gas e sostanze chimiche irritanti.

È fondamentale che i lavoratori adottino misure di protezione adeguate, come l’uso di mascherine filtranti e sistemi di ventilazione, per ridurre il rischio di sviluppare la malattia.

Sostanze nocive correlate alla BPCO

Tra le polveri correlate alla malattia ci sono quelle di silice e cadmio e di numerosi pesticidi. Altre sostanze, come combustibili, ammoniaca, formaldeide, stirene, vetro, asfalto, gomma, plastica, legno e carta, sono anch’esse associate a un incremento del rischio. Studi sperimentali su modelli animali hanno, inoltre, dimostrato che l’inalazione di composti come l’anidride solforosa, silice, vanadio ed endotossine può indurre condizioni simili all’enfisema e alla bronchite cronica.

La BPCO come malattia professionale: i numeri

La diagnosi della BPCO, soprattutto quando si sospetta un’origine professionale, risulta particolarmente complessa. La malattia ha molteplici fattori causali e un lungo periodo di latenza, rendendo difficile collegare l’insorgenza dei sintomi alle esposizioni avvenute anni prima. Per questo motivo, la raccolta di una dettagliata storia lavorativa diventa cruciale.

Il medico deve conoscere con precisione le attività professionali svolte, le sostanze irritanti con cui il paziente è venuto in contatto, la durata e l’intensità delle esposizioni, l’uso di dispositivi di protezione e le condizioni degli ambienti di lavoro, inclusi i sistemi di aspirazione presenti. Attribuire la BPCO esclusivamente a cause lavorative è complicato, soprattutto in soggetti fumatori.

Dall’analisi dei dati forniti dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) emerge che ogni anno vengono segnalati solo poche centinaia di casi di BPCO come malattia professionale, mentre si stima che, con un Population Attributable Risk (PAR) del 15%, in realtà ci sarebbero circa 180.000 casi.

Il 15–19% di tutti i casi di BPCO è attribuibile a esposizioni sul lavoro, percentuale che può salire fino al 30% nei soggetti non fumatori. A livello globale, infatti, si stima che tra il 25% e il 45% delle persone affette da BPCO non siano fumatori.

Perché la diagnosi come malattia professionale è sottostimata?

Determinare un legame causale diretto tra la BPCO e le esposizioni lavorative è complicato da vari fattori. Innanzitutto, la malattia deriva da un insieme di determinanti, tra cui l’esposizione a diverse sostanze irritanti e la predisposizione genetica. Inoltre, il lungo intervallo di tempo tra l’esposizione e la comparsa dei sintomi rende difficile stabilire una relazione temporale precisa.

Un ulteriore ostacolo è rappresentato dal “healthy worker effect”: i soggetti che iniziano a lavorare in ambienti a rischio spesso si trovano in condizioni di salute migliori, e ciò può portare a una sottostima degli effetti negativi dell’esposizione nel lungo termine.

Assistenza e tutela legale

Lo studio legale dell'Avvocato Ezio Bonanni è specializzato nell'assistenza ai lavoratori esposti a sostanze nocive, tra cui l'amianto. Se avete contratto la BPCO e siete stati esposti durante la vostra carriera lavorativa a sostanze irritanti per l'apparato respiratorio compilate il form che trovate di seguito. Otterrete una prima consulenza legale gratuita.

Le vittime di malattia professionale o causa di servizio hanno diritto a tutta una serie di prestazioni economiche e sociali di indennizzo delle malattia, oltre al risarcimento integrale dei danni subiti da parte del datore di lavoro.

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