Il tumore dell'esofago è un tumore maligno che si forma nel tessuto di rivestimento dell'esofago. Se sei una vittima di tumore dell'esofago da amianto, scopri come i nostri servizi di assistenza e richiedi la tua consulenza.
L'esofago è un organo dell'apparato digerente, attraverso il quale gli alimenti e i liquidi che ingeriamo passano dalla gola allo stomaco. È costituito da tre pareti interne, rivestite principalmente da tessuto mucoso e circondate da tessuto muscolare.
La mucosa ha il compito di lubrificare le pareti, facilitando la spinta del bolo alimentare verso lo stomaco. Questo è congiunto con una valvola, detta cardias, che ha lo scopo di prevenire il reflusso di contenuto gastrico.
Il tumore all'esofago è causato dalla crescita senza controllo delle cellule che lo rivestono o di quelle adibite alla produzione del muco. È raro infatti, che venga innescato dalle cellule muscolari più esterne.
Nel caso in cui derivi dalle cellule epiteliali, si parla di carcinoma squamoso. Se invece deriva da quelle ghiandolari si parla di adenocarcinoma, che si possono trovare in sede esofagea, soprattutto come risposta riparativa rispetto ad una malattia cronica da reflusso non adeguatamente trattata.
Durante la fase iniziale, il tumore dell'esofago può passare inosservato. I primi sintomi tumore esofago, consistono nella perdita di peso, ma soprattutto nella difficoltà a deglutire cibi solidi, che si sviluppa mano a mano che il cancro, estendendosi, restringe l’esofago.
Con l’andare del tempo tende a ridursi sempre più, fino ad ostruire totalmente l'organo, e ciò comporta il rigetto di qualsiasi cosa ingerita e per cancro esofago sintomi ulteriori. Progredendo, il tumore può comprimere il nervo che controlla le corde vocali, condizione che può portare alla disfonia.
In alcune forme di tumore, si riscontra un ingrossamento dei linfonodi ai lati del collo e sopra la clavicola, o la presenza di liquido nel rivestimento del polmone (versamento pleurico) che condiziona la comparsa di dispnea, cioè la difficoltà a respirare.
La presenza di metastasi, nelle forme più avanzate, può causare dolori ossei o ingrossamento del fegato.
Il tumore dell'esofago viene classificato come una patologia multifattoriale, e questo discorso vale per qualsiasi forma tumorale. Di conseguenza diviene difficile riuscire a individuare un unico fattore-causale.
Le persone, che fanno un'uso combinato di alcol e tabacco, sono maggiormente predisposti a contrarre la patologia, rispetto alla popolazione generale. L'alcol, infatti, potenzia l'effetto dannoso del tabacco.
Anche l'alimentazione è uno dei fattori più significativi nella comparsa del tumore. Chi segue una dieta ricca di grassi, con un ridotto apporto di vitamina A, o soffre di sovrappeso e obesità, crea un ambiente favorevole all'insorgenza della malattia.
L'esofagite peptica, cioè l'infiammazione cronica della parte terminale dell'esofago, causata dal reflusso di succhi gastrici acidi, fa sì che, a lungo andare, l'epitelio dell'esofago sia sostituito da uno simile a quello dello stomaco, sul quale poi si può sviluppare il tumore.
Questa condizione prende il nome di esofago di Barrett, ed è considerata una precancerosi. Talvolta per prevenire l'estesione del tumore maligno, richiede il ricorso alla chirurgia.
Vi sono poi alcune rare patologie ereditarie, che facilitano la comparsa del tumore dell'esofago. Ad esempio, c'è la tilosi palmare e plantare, caratterizzata da:
Nella più recente monografia IARC, viene confermato il nesso tra tumore all'esofago ed esposizione alle fibre di amianto. In questo testo sono citati diversi studi scientifici che confermano questa correlazione
Lo studio del 1985 di Peto ha riscontrato 11 decessi per cancro dell'esofago rispetto ai 6,59 previsti in un campione di 3211 lavoratori tessili di amianto maschi nel Regno Unito. Allo stesso modo Selikoff e Seidman (1991) hanno trovato un SMR per il cancro dell'esofago di 1,61 in una coorte di 17800 lavoratori dell'isolamento dell'amianto negli Stati Uniti e in Canada. Hanno inoltre osservato che il cancro nei lavoratori dell'amianto è "molto correlato alla latenza", con la maggior parte dell'aumento del rischio che si verifica a soli 25 o più anni dall'inizio dell'esposizione professionale all'amianto.
In uno studio che coivolgeva invece 10939 minatori e mugnai di amianto maschi e 440 femmine del Quebec, Canada, esposti prevalentemente ad amianto crisotilo, McDonald (1980) riscontrò che la mortalità per cancro dell'esofago e dello stomaco (i due erano combinati) era elevata.
Un'altra ricerca effettuata da Berry ha trovato una mortalità in eccesso di due volte per cancro dell'esofago in un campionedi oltre 5000 operai, esposti all'amianto nell'East End di Londra, Regno Unito, che avevano prodotto pannelli isolanti per oltre 30 anni.
Secondo un ulteriore studio compiuto da Hein (2007) si è riscontrato un SMR per il cancro dell'esofago di 1,87 su 3072 lavoratori tessili di amianto nella Carolina del Sud, esposti professionalmente all'amianto crisotilo. Allo stesso modo Musk (2008) ha scoperto che un SMR per il cancro dell'esofago era 1,01 su 6943 minatori di amianto dell'Australia occidentale, esposti prevalentemente alla crocidolite.
Jansson (2005) invece, in una ricerca condotta su 400.000 lavoratori edili svedesi, ha trovato prove di un'associazione positiva tra l'esposizione all'amianto e l'adenocarcinoma dell'esofago. Il rischio è aumentato tra i lavoratori con esposizione "moderata" e, ancor di più, tra quei lavoratori con “elevata” esposizione all'amianto, suggerendo così una relazione dose-risposta positiva.
La tecnica a cui si ricorre maggiormente, per la cura del tumore dell'esofago, è la chirurgia. Nelle forme iniziali, il tessuto tumorale può essere distrutto con il laser. Nei primi stadi è invece preferibile, ricorrere alla chirurgia laparoscopica (resezione mucosale endoscopica).
L'intervento consiste nell'asportazione del tratto di esofago, colpito dal tumore, di una piccola porzione di stomaco, e dei linfonodi regionali. Questa procedura prende il nome di esofago-gastrectomia parziale con linfoadenectomia regionale.
Vi sono casi particolari, in cui non è possibile ricorrere alla chirurgia. Ad esempio nel caso delle lesioni del terzo superiore dell'esofago oppure quando il tumore ha già coinvolto gli organi vicini, come trachea e bronchi. Controindicano talvolta l'operazione anche le metastasi a distanza, le condizioni generali di salute precarie oppure la presenza di altre malattie.
Questi pazienti vengono quindi trattati sia con la chemioterapia che con la radioterapia, dato che la combinazione delle due cure aumenta la sopravvivenza rispetto alle singole opzioni. I farmaci più usati sono il cisplatino e il 5-fluorouracile, talvolta con l'aggiunta di epirubicina.
Negli stadi più avanzati, i pazienti con difficoltà a deglutire e dolore, che non possono ricorrere né al trattamento chirurgico né a quello chemio-radioterapico, possono trarre beneficio da cure palliative che permettano un adeguato sostegno alimentare.
Ad esempio, posizionando una protesi espandibile, che dilata l'area in cui passa il cibo, facilitano il passaggio. In alcuni casi selezionati si può utilizzare la laser-terapia, che consiste nell'uso di un raggio laser diretto sul tumore, per ricreare il passaggio.
Il tumore dell'esofago si colloca all'interno della LISTA III dell'INAIL per quanto riguarda l'esposizione ad amianto, secondo la quale l'origine lavorativa della patologia è ritenuta possibile.
Nella tabella si legge, infatti, che il tumore dell'esofago è causato dall'agente eziologico asbesto (LISTA III, Gruppo 6, Codice III.6.03). Si aggiungono poi le radiazioni ionizzanti, inserite nella LISTA I, Gruppo 6, Codice I.6.15, e le lavorazioni dell'industria della gomma, ricondotte alla LISTA II, Gruppo 6, Codice II.6.37.
Agenti Causali (DD.MM. 09/04/2008 e 10/06/2014) | Riferimenti e lavorazioni D.M. 09/04/2008 | Periodo Max. Ind. | Lista | Codice |
Radiazioni Ionizzanti | n.p | Illimitato | LISTA I | I.6.15. |
Asbesto | n.p | Illimitato | LISTA III | III.6.03. |
Industria della gomma | n.p | Illimitato | LISTA II | II.6.37. |
Chi ha contratto una patologia asbesto correlata, come nel caso del tumore dell'esofago, può richiedere assistenza legale allo studio legale dell'Avvocato Ezio Bonanni, al fine di ottenere un indennizzo dall'INAIL.
Il primo passo da compiere è sempre quello di ricostruire il percorso lavorativo svolto nel corso degli anni, recuperando la documentazione necessaria:
Il medico curante, in veste di medico del lavoro, ha l'incarico di visitare il paziente, verificando anche l'anamnesi lavorativa. Deve inoltre prendere visione dei seguenti documenti:
Dopo aver esaminato il tutto, si occupa di redigere la certificazione medica di malattia professionale sul modello 5ss bis predisposto dall'INAIL, per poi trasmetterlo all'Istituto.
Una volta ricevuta la certificazione di malattia professionale, l' INAIL agisce preventivamente chiedendo la consulenza della CON.T.A.R.P. (Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione centrale). La CON.T.A.R.P. dovrà redigere a sua volta una relazione sulla condizione lavorativa, riguardante i rischi presenti nell'ambiente lavorativo.
Nel caso in cui venga confermato il nesso causale asbesto-malattia, anche solo a titolo di esposizione ambientale, si ha diritto all'erogazione di:
Nell'eventualità dell'emissione di un provvedimento di rigetto, ai sensi dell'art.104 del D.P.R. n.1124/65, si può chiedere il riesame della pratica, facendo ricorso amministrativo. Il ricorso può essere proposto anche nel caso in cui vi sia una sottovalutazione del danno biologico, in grado all'infermità causata dalla malattia professionale.
L'INAIL provvederà poi a fissare una visita collegiale, che si terrà alla presenza di un team di medici dell'Istituto, in contraddittorio con il paziente, solitamente accompagnato dal proprio medico del lavoro di riferimento.
Il team di esperti dovrà valutare la documentazione presentata, da un punto di vista medico legale, nonchè tecnico. Al termine della visita, verrà emesso un provvedimento amministrativo definitivo, che riconoscerà o respingerà la domanda di riconoscimento di malattia professionale.
Nel momento in cui il procedimento amministrativo INAIL è terminato e la domanda di riconoscimento è stata nuovamente respinta o accolta parzialmente, l'assistito può agire con ricorso presso il Giudice del Lavoro (art.442 c.p.c.).
Il Giudice effettuerà la propria valutazione, sulla base delle prove che gli vengono fornite, in particolar modo quella testimoniale e la consulenza tecnica a dimostrazione della condizione di rischio, e quella medico legale a dimostrazione del nesso causale asbesto-malattia.
Qualora anche il Giudice del Lavoro emani una sentenza di rigetto o accoglimento parziale, l'assistito può impugnarla innanzi la Corte d'Appello competente.
Nel momento in cui l'INAIL rilascia all'assistito la certificazione del riconoscimento di malattia professionale, gli consente di depositare la domanda di accredito dei benefici contributivi per esposizione ad amianto, presso l'INPS territorialmente competente.
La domanda amministrativa deve essere corredata non solo della certificazione INAIL sopracitata, ma anche della documentazione lavorativa. L'assistito può presentare domanda all'INPS anche nel caso in cui l'INAIL non gli abbia rilasciato l'attestazione di malattia professionale.
Le vittime di patologie asbesto correlate, ancora in attività lavorativa, hanno diritto a ottenere un prepensionamento che viene calcolato con il 50% sugli anni di esposizione subiti. Ciò significa che, chi ha lavorato per 10 anni a contatto con l'amianto, può accedere alla pensione con 5 anni di anticipo rispetto alla data prevista
Chi invece si trova già in pensione, può far ricalcolare il rateo pensionistico, usufruendo del coefficiente di 1.5. Ad esempio se si ha lavorato per 20 anni, di cui 12 anni in esposizione ad asbesto, il periodo utile ai fini del diritto alla pensione sarà di 26 anni (12 x 1,5 + 8 anni).
È bene ricordare che non si necessita di una soglia minima di esposizione né del periodo ultradecennale.
Nel caso in cui l'INPS decida di respingere la domanda amministrativa di accesso ai benefici contributivi, che sia direttamente o mediante silenzio (maturato nell'arco di 120 giorni dal deposito della domanda) l'avente diritto può rivolgersi al Comitato Provinciale INPS (art.443 c.p.c.).
Quando anche il Comitato Provinciale respinge la richiesta, si procede attraverso il Giudice del Lavoro, presentando la seguente documentazione:
Per effetto del Decreto L.34 del 2019, convertito con legge 58 del 2019, è stato possibile introdurre l'art.41 bis alla legge, che ha esteso la lista di malattie che consentono di accedere al prepensionamento.
Nel caso delle patologie asbesto correlate, si parla di pensione di inabilità amianto, strumento giuridico che ha agevolato l'accesso alle maggiorazioni contributive ex. art.13 co.7 della L.257/92. Le linee guida da seguire per ottenere tale prepensionamento sono contenute nella Circolare INPS n.34 del 09/03/2020.
La pensione di inabilità amianto non è però cumulabile con l'indennizzo INAIL. Se ne può usufruire solo nel caso in cui gli anni mancanti al pensionamento siano di una certa rilevanza (Corte di Cassazione, Sez. Lavoro, sentenza n.30438/2018).
Coloro che hanno prestato servizio in Forze Armate e Comparto Sicurezza possono essere vittima di tumore all'esofago, causato da un'esposizione ad agenti cancerogeni in servizio.
Questi lavoratori che, a causa dell’esposizione all’amianto, hanno subito lesioni o danni fisici in servizio hanno il diritto alle prestazioni di vittima del dovere, con il riconoscimento della causa del servizio (art.20 L.183/2010).
La vittima di patologia asbesto correlata ha diritto ad ottenere un risarcimento dei danni. Il ristoro comprende i danni patrimoniali e non patrimoniali cagionati dall'esposizione all'amianto e dalla conseguente malattia professionale. Tra i pregiudizi non patrimoniali ci sono il danno biologico, quello che investe la sfera morale/psicologica, e il danno esistenziale.
Gli stessi diritti valgono per i familiari superstiti, nel caso la vittima venga a mancare: coniuge, figli disabili di qualunque età, minorenni, maggiorenni fino a 26 anni se studenti universitari mentre 21 anni se studenti delle scuole superiori.
I danni subiti da questi ultimi consistono infatti non solo dell'esposizione domestica all'agente cancerogeno, ma anche della modifica dello stile di vita, di un minor introito economico e soprattutto dello shock del decesso.
Lo studio legale dell'Avvocato Bonanni tutela le vittime di tumore all'esofago e di altre patologie asbesto correlate. Infatti l'amianto è un pericoloso cancerogeno ancora diffusamente presente in Italia. L'Avvocato Bonanni ha illustrato il pericolo di essere esposti nella sua pubblicazione "Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – Ed.2022".
L'unico modo per evitare danni alla salute è evitare l'esposizione. Così l'ONA ha istituito l'APP Amianto. In questo modo ogni cittadino può segnalare siti a rischio amianto e agevolare la mappatura e la bonifica.
Chi ha subito danni a causa dell'esposizione ad asbesto può richiedere la consulenza legale chiamando il numero verde o compilando il form.