Il tumore del colon è la neoplasia maligna dell'intestino crasso, risultante dalla proliferazione incontrollata di una delle cellule costituenti il tratto colon-retto. L'intestino è diviso in due aree principali:
Il tumore del colon può essere legato all'esposizione ad amianto. L’Avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, fornisce il servizio di assistenza per le vittime di questa patologia.
Al momento non è stato ancora possibile riuscire a individuare per tumore al colon cause precise della comparsa di questa patologia. Come nel caso delle altre forme tumorali, l'unica spiegazione disponibile per tumore del colon fa riferimento al lento accumulo di mutazioni genetiche, che agiscono controllando la crescita della divisione cellulare, andando a stravolgere questo processo.
Tuttavia è stato possibile individuare i possibili fattori di rischio e cause del tumore al colon:
L'ultima monografia IARC in materia di amianto ha confermato che tra gli agenti eziologici del tumore al colon vi è l’amianto, detto anche asbesto.
Nella monografia "Arsenic, Metals, Fibres, and Dusts" della IARC si sono esaminati i dati di 41 coorti occupazionali e 13 studi caso-controllo che riportavano prove sulle associazioni tra esposizione all'amianto e cancro del colon e del retto.
Un'associazione tra l'esposizione professionale all'amianto e il cancro del colon retto è stata segnalata per la prima volta nel 1964 da Selikoff, in una coorte di 632 lavoratori di sesso maschile a New York e nel New Jersey, USA. Un'ulteriore analisi ha rilevato una relazione positiva tra durata del lavoro con amianto e il rischio di cancro del colon-retto, in quanto l'SMR è aumentato da 0 nei lavoratori con meno di 20 anni di esposizione, a 3,68 tra i lavoratori con esposizione di 20–35 anni e a 2,58 tra i lavoratori con la durata di esposizione più lunga di 35 anni.
Successivamente anche McDonald (1980) ha effettuato uno studio, riscontrando un SMR complessivo per il cancro del colon-retto di 0,78 su un campione composto da 10939 uomini e 440 donne, tutti lavoratori impiegati come minatori e mugnai di amianto in Quebec, con esposizione predominante all'amianto crisotilo. Con l'aumento dei livelli di esposizione occupazionale cumulativa alla polvere di amianto, i rischi relativi di cancro del colon e alla neoplasia al retto sono aumentati nel gruppo con l'esposizione più pesante.
Ferrante (2007), invece, si è concentrato sulla mortalità per cancro. Tra le donne con esposizione domestica all'amianto sono stati osservati 21 decessi per cancro dell'intestino e del retto.
La considerazione della latenza dalla prima esposizione sembra essere un fattore importante nella valutazione di questi studi. Pertanto, Gerhardsson de Verdier (1992) ha esaminato l'incidenza del cancro del colon-retto per intervallo dalla prima esposizione professionale e ha osservato che "per i soggetti esposti all'amianto, i rischi erano più alti quando il periodo di latenza era superiore a 39 anni".
Le tipologie tumorali si distinguono in base alla cellula dalla quale si origina la patologia. È possibile identificare sei tipologie differenti. Queste categorie interessano fasce d'età superiori ai 50/55 anni di età. Sono infatti molto rari nei giovani adulti.
Per tumore al colon retto sintomi più frequenti sono diarrea o stitichezza, tracce di sangue nelle feci, frequenti dolori o crampi, sensazione di gonfiore, perdita di peso immotivata, stanchezza, nausea e vomito.
Il trattamento delle patologie tumorali ha inizio, quando possibile, con l'asportazione della massa tumorale, con il duplice scopo di rimuoverla e analizzarla, per poterne prevenire la ricomparsa e comprenderne l'estensione.
Da premettere che l'intervento chirurgico viene eseguito, sempre dopo aver provveduto a una pulizia del colon mediante clisteri, per impedire la comparsa di infezioni. Successivamente si procede con il ciclo di terapie, attraverso la chemioterapia, coadiuvata nei casi di metastasi dalla radioterapia. In alcuni casi, quest'ultima viene adoperata in previsione dell'intervento chirurgico.
La neoplasia del colon retto è stata inclusa nella categoria delle malattie asbesto correlate. In quanto tale, inserito nella Lista II INAIL, che pur riconoscendo poco probabile l'origine lavorativa della malattia, prevede comunque un indennizzo.
Agenti Causali (DD.MM 09/04/2008 e 10/06/2014) | Riferimenti e lavorazioni D.M. 09/04/2008 | Periodo Max Ind. | Lista | Codice |
Radiazioni Ionizzanti | n.p | Illimitato | LISTA I | II.6.15. |
Asbesto | n.p | Illimitato | LISTA II | III.6.03. |
È necessario anzitutto dimostrare il nesso causale malattia-lavoro in caso di tumore maligno colon. Occorre raccogliere tutta la seguente documentazione, volta ad attestare la presenza dell'amianto sul posto di lavoro:
Per dimostrare il nesso causale tra la malattia e l'esposizione ad asbesto, occorre recarsi da un medico del lavoro. Quest'ultimo dovrà poter prendere visione della seguente documentazione:
Il medico dovrà occuparsi di redigere un certificato di malattia professionale, seguendo il modello 5SS bis proposto dall'INAIL e trasmetterlo all'ente.
Una volta esaminata la pratica, l'INAIL chiederà l'intervento della C.O.N.T.A.R.P. (Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione centrale), che a sua volta dovrà stilare una relazione sui rischi nell'ambiente lavorativo.
Qualora l'esposizione, di origine lavorativa o ambientale, venga confermata, la malattia asbesto correlata deve essere riconosciuta come tale. Dal punto di vista legale, ciò comporta l'erogazione di due diverse prestazioni:
Alla rendita si aggiunge anche la prestazione aggiuntiva riconosciuta a tutte le vittime di amianto del Fondo Vittime Amianto (art.1 commi 241/246 della L.244/2007).
Nel caso in cui la procedura abbia esito negativo, si può procedere effettuando un ricorso amministrativo (art. 104 del D.P.R n.1224/65), al fine di riesaminare il provvedimento.
L'INAIL a questo punto convoca una sessione di visita collegiale, alla quale saranno presenti i sanitari dell'Istituto, il paziente e il suo medico legale. Viene discussa in sede tutta la documentazione presentata, nel caso di rigetto, da un punto di vista più tecnico e medico legale. Invece, nel caso di sottovalutazione della lesione riportata come conseguenza della malattia professionale, la rivalutazione sarà solo da un punto di vista solo medico legale.
In base al giudizio formulato dal team di specialisti, l'INAIL emetterà un provvedimento amministrativo definitivo, vagliando tra la possibilità di accogliere la domanda di riconoscimento della malattia professionale oppure rigettarla definitivamente.
Nel caso in cui il giudizio definitivo dell'INAIl sia nuovamente negativo o anche solo parziale, l'assistito può scegliere se desistere dall'iter giudiziario oppure continuare a far valere i propri diritti.
Questa volta si procederà facendo ricorso al Giudice del Lavoro, il quale esaminerà a sua volta l'intera documentazione. Concentrerà la propria attenzione principalmente sulla prova della testimonianza e la consulenza tecnica. Qualora il Giudice emetta una sentanza di rigetto o accoglimento parziale, l'assistito questa volta potrà rivolgersi alla Corte d'Appello competente.
Recentemente, però, anche il Tribunale di Lucca, nella sentenza del 22 febbraio 2023, ha ribadito la correlazione tra asbesto e tumore del colon, condannando l'INAIL al pagamento dell'indennizzo per danno biologico da malattia professionale.
Occorre precisare che, nel momento in cui l'INAIL non sia disposta a rilasciare in alcun modo il certificato di esposizione ad amianto, si può comunque proporre la domanda amministrativa all'INPS.
Le vittime del tumore del colon, una volta ottenuto il riconoscimento di malattia professionale per amianto ( ex. art 13 co.7, L.257/92) dall'INAIL, possono richiedere la domanda di accredito dei benefici contributivi per esposizione ad amianto.
Il coefficiente 1,5 consente di raggiungere anticipatamente l’età pensionabile e/o di aumentare l’importo economico della pensione. Per esempio, se si è lavorato per 20 anni, di cui 12 anni in esposizione ad asbesto, il periodo utile ai fini del diritto alla pensione sarà di 26 anni (12 x 1,5 + 8 anni).
I lavoratori hanno diritto a un prepensionamento calcolato al 50% dell'esposizione subita. Ciò significa che, nel caso in cui l'esposizione sia durata 10 anni, si ricava un prepensionamento pari a 5 anni. Invece i pensionati hanno diritto alla riliquidazione, quindi al ricalcolo delle rate della pensione, sulla base del coefficiente 1.5.
L'INPS potrebbe a sua volta rigettare la domanda amministrativa, avvalendosi del meccanismo del silenzio rigetto (trascorsi 120 giorni dal deposito della domanda amministrativa senza ricevere risposta). In questo caso, l'avente diritto deve allora rivolgersi al Comitato Provinciale INPS, come previsto dall'art.443 c.p.c.
A sua volta il Comitato Provinciale INPS, può rigettare direttamente o tramite silenzio il ricorso. L'assistito, a questo punto, può ricorrere al Giudice del Lavoro, presentando questi documenti:
L' ONA nasce allo scopo di tutelare le vittime di amianto, sotto ogni punto di vista, soprattutto quello legale. L'Avv. Bonanni, con il suo impegno, ha reso possibile il riconoscimento del diritto alla pensione di inabilità, per i lavoratori che hanno contratto patologie asbesto correlate, come previsto dall'art.1, co. 250, L.232/2016.
La norma è stata poi modificata per via del Decreto L. 34 del 2019, convertito con l'art. 41 bis l. 58 del 2019, che ha esteso il numero delle malattie per le quali si può accedere al pensionamento. È possibile ottenere il pensionamento immediato, seguendo le indicazioni contenute all'interno della Circolare INPS n. 34 del 09/03/2020.
Occorre precisare che tale prestazione pensionistica non è cumulabile con l'indennizzo INAIL. Se ne può usufruire solo quando gli anni mancanti al pensionamento sono di una certa rilevanza (Cassazione, Sez. Lav, sentenza 30438/2018).
Sono stati riscontrati molti casi di tumore al colon di origine professionale in coloro che hanno prestato servizio in Forze Armate e Comparto Sicurezza.
Questi lavoratori che, a causa dell’esposizione all’amianto, hanno subito lesioni o danni fisici in servizio hanno il diritto alle prestazioni di vittima del dovere, con il riconoscimento della causa del servizio (art.20 L.183/2010).
Nei casi di malattie asbesto correlate sia la vittima sia i familiari superstiti, in caso di decesso, possono provvedere a chiedere il risarcimento dei danni. La vittima può chiedere il risarcimento del danno differenziale, costituito dalla differenza tra danno complessivo subito e la detrazione del danno biologico, erogato dall'INAIL.
A questo si sommano, i danni patrimoniali e quelli dovuti alle lesioni dell'integrità psicofisica, i cosiddetti danni non patrimoniali, che includono quelli morali ed esistenziali.
Nel caso in cui, la patologia asbesto correlata conduca la vittima alla morte, i familiari possono richiedere un risarcimento del danno subito. I danni che ledono i familiari sono, oltre che iure hereditario, anche iure proprio, con il quale s'intende l'esposizione domestica all'agente cancerogeno, la modifica radicale della propria vita e lo shock della perdita, unita alla lesione dei vincoli parentali ed affettivi.
L'unico modo per evitare i danni alla salute di questo pericoloso cancerogeno è non esposti alla fibra killer. Per questo è importante la prevenzione primaria con la bonifica. È quindi fondamentale segnalare i siti contaminati attraverso l'App Amianto. Purtroppo l'asbesto è ancora diffuso sul nostro territorio, nonostante la messa al bando con la legge 257/92. Denuncia la situazione di emergenza la pubblicazione dell'Avvocato Bonanni "Il libro bianco delle morti di amianto in italia-Ed.2022".
Le vittime del tumore del colon retto possono richiedere la consulenza legale. Lo studio legale dell'Avvocato Bonanni e l'ONA si occupano della tutela di tutte le vittime, soprattutto di coloro che sono esposti ad amianto, come quelle del tumore del colon. Per richiedere assistenza basta chiamare il numero verde o compilare il form.