In questa guida parliamo del traffico illegale di animali selvatici, un fenomeno ancora piuttosto esteso che ha gravi conseguenze sull'ambiente e sulla salute.
L'Avvocato Ezio Bonanni è Presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto che da decenni si batte per la tutela della salute. Si occupa in particolare di lotta all'amianto e di difesa legale di tutti gli esposti per cause professionali a cancerogeni e altri patogeni. Consapevoli che non può esistere tutela della salute senza salvaguardia ambientale, promuovono la transizione ecologica e una adeguata gestione delle risolrse ambientali e la salvaguardia della biodiversità.
Il traffico di animali selvatici rappresenta un oscuro mercato illegale in cui sono coinvolti animali vivi e parti del corpo di creature selvatiche. Questo commercio illecito è perpetrato da organizzazioni criminali note come ecomafie. Si tratta di organizzazioni piuttosto estese che traggono profitto da crimini legati all'ambiente. Le ecomafie hanno creato, tra le altre cose, una vasta rete per catturare, procurare, trasportare e vendere animali selvatici.
Gli animali vivi sono spesso venduti come animali domestici o da collezione, mentre parti come corni, pelli, palchi e ossa vengono acquistate come trofei o utilizzate nella medicina tradizionale orientale. Il traffico alimenta la richiesta di ingredienti come la bile degli orsi tibetani, le pinne di squalo e le scaglie di pangolino, che sono utilizzati nella farmacopea popolare orientale per presunti scopi curativi o amuleti.
Il valore economico del commercio illegale di fauna selvatica è enorme. Secondo un rapporto del Sole 24 Ore basato su dati del 2017, questo mercato illecito vale oltre 23 miliardi di dollari. Oltre a ciò, vi sono anche i costi della pesca illegale (36 miliardi di dollari) e il disboscamento illegale (157 miliardi di dollari), nonché il commercio regolamentato di specie protette secondo la Convenzione internazionale CITES, che si stima valere oltre 100 miliardi di euro all'anno solo nell'Unione Europea.
La mortalità degli animali durante il traffico è estremamente alta, con solo il 20% di essi che sopravvive al viaggio e solo il 5% che sopravvive dopo un anno dalla cattura.
Il traffico di animali selvatici è anche strettamente correlato alle zoonosi, malattie che si trasmettono dagli animali all'uomo. L'espansione dell'attività umana, inclusa la deforestazione e il degrado ambientale, ha aumentato il rischio di zoonosi. Attualmente, sono conosciute oltre 200 zoonosi, tra cui malattie come la rabbia, la leptospirosi, l'antrace, la SARS, la MERS, la febbre gialla, l'AIDS e l'Ebola. La pandemia da Covid-19 è un esempio evidente di come una malattia possa passare dagli animali selvatici all'uomo passando per il traffico illegale.
n molti paesi orientali esistono mercati dove è possibile procacciarsi direttamente animali selvatici senza seguire particolari norme igieniche, favorendo il cosiddetto spillover. Nel caso del Covid-19 non siamo certi di come la malattia si sia originata, ma sappiamo che ha raggiunto l’essere umano attraverso la mediazione di una o più specie selvatiche, che erano oggetto di traffici illeciti.
Nella enorme rete coinvolta in questo commercio gli animali selvatici vengono procacciati attraverso il bracconaccio e trasportati in tutto il mondo senza seguire alcuna alcuna norma igienica e restrizione governativa.
Il paradosso è che, in seguito alla pandemia da Covid-19, il bracconaggio è addirittura aumentato. Meno turismo internazionale e meno controlli hanno dato infatti il via libera alle azioni di bracconaggio e ad un maggiore reperimento delle materie prime.
Abbiamo già detto che il traffico illegale di animali selvatici può veicolare zoonosi di vecchie malattie conosciute e nuove e favorire epidemie e pandemie.
Molte specie corrono inoltre il rischio di estinzione a causa del prelievo forzato in natura. Ricordiamo il caso del rinoceronte bianco settentrionale estintosi proprio a causa del suo prezioso corno. Il rinoceronte bianco meridionale invece, sebbene minacciato, è in aumento negli ultimi anni.
Un'altra conseguenza è quindi la perdita di biodiversità. Essa è connessa anche a rischi per la salute. Gli ambienti con poca diversità sono infatti più fragili e meno resilienti. In caso di attacchi esterni (come malattie o incendi) rischiano di scomparire con gravi danni e sconvolgimenti alla catena alimentare e alla quantità e qualità della nostra alimentazione.
Per affrontare questa problematica, è fondamentale sensibilizzare i cittadini sul pericolo del commercio di animali selvatici per la salute umana e sulla perdita di biodiversità. I governi devono adottare norme più restrittive sul bracconaggio e sul traffico illegale. Sono necessari progetti di conservazione che includano squadre anti-bracconaggio e sforzi per modificare le leggi esistenti, come la legge italiana n. 157/1992, al fine di proteggere meglio la fauna selvatica e prevenire i crimini contro di essa.
L'Italia stessa non è immune dal bracconaggio e dal traffico di animali selvatici. È necessario rafforzare le leggi e le risorse per contrastare queste attività illegali e garantire la coesistenza sostenibile tra l'attività umana e la fauna selvatica. Nel suo annuale rapporto sulle ecomafie, Legambiente ha individuato, dal 2009 al 2020, 35.500 illeciti in tema di bracconaggio e traffico di animali selvatici. Sono 2.960 ogni anno, ovvero quasi 250 al mese. Il numero più alto di illeciti accertati è stato riscontrato nel Lazio, Lombardia e Campania.
È fondamentale adottare misure urgenti per fermare questa pratica dannosa e preservare l'equilibrio degli ecosistemi e la nostra stessa salute.
La legge n. 157/1992 tutela la fauna selvatica omeoterma (mammiferi e uccelli) e disciplina l’attività venatoria. Questa legge, approvata nel secolo scorso, risulta ormai datata e non più rispondente alle urgenze connesse con la crisi della biodiversità. Infatti tutela solo un misero 1,1% di tutte le specie animali presenti stabilmente o temporaneamente nel nostro territorio (643 specie tutelate contro un numero di 57.460 specie e sottospecie di animali selvatici in Italia). Regolamenta l’attività venatoria ma non altre attività umane, come agricoltura, forestazione e viabilità.
Legambiente ha sottolineato la necessità di modificare questa legge, inserendo anche i delitti per gli illeciti contro gli animali selvatici nel codice penale, regolamentando la coesistenza con le tante attività umane che quotidianamente hanno relazione con la fauna selvatica. Prevedendo inoltre adeguati strumenti e risorse affinché ciò si realizzi, compreso il rafforzamento del sistema sanitario veterinario per la prevenzione di zoonosi e patologie animali che possano avere pesanti ricadute sociali.