Conosciamo la storia dell’amianto a puntate. Gli antichi parlavano di fibre che sembrerebbero amianto. Sarà vero?
Storia del nome dei minerali di amianto
Descritto con una materiale che sembra lino, con colori che variano dal bianco al verde e a marrone legno, il termine “amiantus” indicava anticamente le specie più fini e setose del minerale.
Il grammatico egizio di epoca romana, Apollonio Discolo, vissuto nel II sec d.C, racconta di alcuni stoppini che emettevano una luce brillante ed erano inesauribili. Anche Pausania il Periegeta, scrittore e geografo d'origine asiatica, vissuto nel II secolo d.C., narra un episodio simile.
Racconta infatti di una lampada d'oro realizzata da Callimaco per il tempio di Atena Polia nell'Acropoli di Atene, che veniva tenuta acceso giorno e notte. Essa aveva uno stoppino di lino carpasiano, l'unico tipo di lino indistruttibile dal fuoco.
Da qui sarebbe nato il nome “amianto” che significa “inestinguibile" “incorruttibile”.
È un nome “generico” per il minerale
In realtà, oggi sappiamo che il termine amianto ha un carattere generico. È applicato alla peculiare forma fibrosa assunta da diversi minerali e non un nome dato a una specie particolare.
Le varietà di amianto sono quattro e hanno in comune fra loro solo la struttura fibrosa (sono tutti silicati) e proprietà simili in termine di resistenza al fuoco e agli acidi. Essi si trovano comunemente nelle rocce cristalline di origine metamorfica.
Storia dell'amianto: la descrizione di Teofrasto
Ecco come il filosofo greco Teofrasto (371 a.C. – 287 a.C) descrive una fibra simile all’amianto:
«Nelle miniere di Scaptesylae (in Tracia n.d.r) si trova una pietra, nel suo aspetto esteriore simile a legno marcio, che viene accesa dall'olio versato su di essa; quando l'olio è consumato, la pietra stessa cessa di bruciare, come se non fosse stata intaccata dal fuoco».
Sotaco, un autore del III a.C, nel suo trattato sulle pietre, parla di una pietra chiamata Carystius, dicendo che «ha escrescenze lanose e lanuginose, e che da questo minerale sono filati e tessuti tovaglioli».
Sarà amianto? La domanda non ha ancora una risposta univoca. C’è infatti chi ritiene che la sostanza descritta potrebbe essere bitume.
La versione araba della storia dell'amianto
Un antico testo arabo parla di una roccia flessibile che poteva essere spaccata.
Le caratteristiche ricordano in realtà l'allume dello Yemen, oggi chiamato “pelle di montagna”, usato per realizzare tessuti teatrali. Gettati nel fuoco, i tessuti si infiammavano, ma una volta fuori dalle fiamme erano più lucidi.
Plinio il Vecchio parla del minerale amianto
Lo storico Plinio il Vecchio (I sec. d.C) diceva che l’amianto proveniva da due località: l'Arcadia e l'India.
«È designato come 'vivo' e ho visto nei banchetti tovaglie fatte con esso e che bruciano. Tolta così la sporcizia, uscirono dal fuoco più lucenti di quanto l'acqua li avrebbe puliti. Di questa stoffa si fanno vesti funebri per i re per separare le ceneri del corpo da quelle della pira. Questa sostanza si trova nei deserti dell'India bruciata dal sole, dove non cade la pioggia, in mezzo a serpenti mortali, e così si abitua a “vivere" nel fuoco.
Si trova raramente, ed è difficile da tessere a causa della brevità del suo fibre. Il suo colore è rosso per natura, e diventa bianco solo attraverso l'azione del fuoco. Quando si trova allo stato grezzo, è pari al prezzo di ottime perle. In conseguenza delle sue proprietà naturali è chiamato dai greci asbestinon».
Le teorie di Plinio erano vere? Ovviamente oggi sappiamo che l'idea di Plinio che la resistenza al fuoco fosse generata dal sole tropicale dell’India è del tutto infondata.
L’amianto considerato un prodotto vegetale?
In un altro passaggio Plinio menziona l’amianto come simile all’allume (alumen). Parla di una torre di legno per la difesa del Pireo, che non poteva essere data alle fiamme da Silla, perché era rivestita con allume. Considerava l'amianto un vegetale, e non un minerale?
Probabilmente no. Innanzitutto perché per tutta l'antichità classica l'amianto era considerato una sostanza minerale. Ciò è fortemente confermato dal fatto che gli antichi conoscevano almeno tre miniere: Caristo, Cipro e Arcadia.
È vero che Plinio aveva inserito la descrizione del minerale in un suo trattato sui tessuti. Ma forse lo fece perché con esso si realizzavano anche delle stoffe.
Storia dell'amianto: una confusione spiegabile
Come accennato, la nozione del carattere vegetale dell'amianto, non esisteva nell'antichità classica, ma è ellenistica e sembra essere nata nell'Oriente anteriore.
La prima fonte che ne parla, erroneamente, in questi termini è un romanzo greco in cui è descritta una sala da pranzo di legno, nel palazzo della regina etiope Candace.
Il legno in questione non si deteriorava e non si consumava con il fuoco. In realtà, altri manoscritti, riportano una traduzione più corretta, affermando che si parlava di "pietra" e non di "legno"; cosicché il passaggio è ora reso: "C'era anche una sala da pranzo di amianto incombustibile".
L’albero di amianto: c'è una componente vegetale?
Un'opera siriaca di storia naturale (datazione incerta), erroneamente attribuita ad Aristotele, riporta le traduzioni delle Omelie del Vescovo Basilio il Grande e di molti altri libri sconosciuti.
Qui si parla di "albero di amianto”.
«Questo albero è chiamato 'Il Costante'. Quando un uomo ne prende un pezzo e lo getta in un bagno molto caldo, quest'ultimo diventa tiepido, come se non avesse mai conosciuto il fuoco. Anche un focolare acceso si spegne e si raffredda; allo stesso modo un forno e un camino si spengono non appena vi viene gettato dentro un pezzo di quell’albero».