Il GUP di Napoli Alessandra Ferrigno, ha accolto le richieste dell'avvocato Ezio Bonanni e dei PM Frasca e Giuliano. Il 12 aprile prenderà il via un nuovo procedimento contro l’imprenditore svizzero Stephan Ernest Schmidheiny accusato di omicidio volontario per la morte di sei operai e due loro familiari a causa del cancro provocato da esposizione all'amianto nello stabilimento Eternit di Bagnoli, quartiere della periferia occidentale di Napoli.
Il gup di Napoli Alessandra Ferrigno ha disposto la conferma dell’accusa di omicidio volontario per la morte in seguito a mesotelioma, cancro del polmone e altre patologie asbesto correlate degli operai dello stabilimento Eternit di Bagnoli.
La contestazione ONA all'assoluzione di Schmidheiny
Il magnate svizzero è stato già imputato in un processo a Torino la cui condanna è stata annullata in Cassazione, per via della prescrizione. La sentenza di assoluzione dello svizzero era stata contestata dal presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, il quale fu difensore di parte civile nel processo Eternit I, presso il Tribunale di Torino, la Corte di Appello di Torino, e la Corte di Cassazione. Il prossimo processo inizierà davanti alla II sezione della Corte di Assise di Napoli.
Ne ha dato notizia, l’ONA, che in una nota evidenzia come “continua la sua battaglia per assicurare giustizia ai lavoratori dell’Eternit, che ha provocato centinaia di morti e alle loro famiglie. Ci auguriamo che questa volta lo svizzero non riesca ad uscire dalle maglie della giustizia italiana”.
Il manager dell’Eternit è imputato nel capoluogo campano nell'ambito di un processo nato dal troncone di Torino, dopo la suddivisione dell’inchiesta in quattro tribunali territorialmente competenti: Torino per Cavagnolo, Vercelli per Casale Monferrato, Reggio Emilia per Rubiera, Napoli per Bagnoli. L’accusa originaria riguardava 258 operai morti di mesotelioma causato dalla fibra amianto detta anche fibra killer.
Nel processo in vigore nella città di Napoli sono state accolte oltre che le tesi dei pubblici ministeri, Frasca e Giuliano, anche quelle dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto-Ona che si è costituito parte civile, con l’avvocato Flora Rose Abate del foro di Napoli.
L’avvocato Astolfo Di Amato, uno dei legali dell’ex ad di Eternit, parla di accusa grottesca che viola i diritti fondamentali dell’uomo contestando l’accusa, contro il suo assistito, secondo cui il manager avrebbe agito per mero profitto causando volontariamente la morte dei dipendenti dello stabilimento Eternit di Bagnoli.
“Il senso di responsabilità che ha caratterizzato l’operato di Stephan Schmidheiny – replica all’avvocato Bonanni, il difensore dell’imputato – ha piuttosto evitato a molte persone di ammalarsi di patologie correlate all’asbesto. L’accusa di reato di omicidio della Procura di Napoli prende chiaramente le mosse da quella della Procura di Torino del primo processo Eternit”.
Di Amato, che difende Stephan Schmidheiny, sottolinea poi che nel 2014 la Corte di Cassazione “aveva prosciolto Schmidheiny da ogni accusa mossagli nell’ambito di questo primo processo, affermando che i reati erano già prescritti prima dell’inizio del procedimento”. “Questa riedizione di un processo perso dall’accusa viola i diritti fondamentali dell’uomo: il principio del divieto di ‘ne bis in idem’ sancito dalla Convenzione europea diritti dell’uomo”.
Sul punto “la tesi dell’avvocato Di Amato non può trovare accoglimento perché è stata già smentita dalla Corte Costituzionale, la quale ha evidenziato che non sussiste alcun bis in idem, poiché l’accusa di omicidio non ha nulla a che vedere con quella di disastro ambientale, che ha costituito il capo di imputazione del primo processo Eternit”.